Nicola e Giovanni Pisano lasciano a Pisa due grandi testimonianze della loro opera: i pulpiti nel battistero e nella cattedrale

Due grandi opere eseguite per la città di Pisa, scopriamole insieme.

Padre e figlio, Nicola e Giovanni Pisano portano in Toscana una grande rivoluzione nell’ambito della scultura.

In questo articolo analizzo i pulpiti per il Battistero e la Cattedrale di Pisa, mettendo in evidenza le novità portate da queste due artisti nel campo della scultura.

Nicola e Giovanni Pisano a Pisa

Nicola Pisano artista nato in Puglia (nei documenti si firma de Apulia) verso il 1220 è tra i principali maestri della scultura gotica.

Pio Fedi, Nicola Pisano, seconda metà XIX secolo. Firenze, cortile degli Uffizi

Si forma nei cantieri di Federico II in Puglia ed entra presto in contatto con le collezioni di antichità classica dell’imperatore.

Queste ultime sono determinanti per la formazione dello scultore, tanto che nella sua opera la classicità è un motivo trainante unito alla resa naturalistica delle immagini.

Probabilmente per volontà di Federico II si trasferisce in Toscana dove, con la sua bottega, opera a Siena, Pisa, Lucca e Perugia.

A Pisa, verso il 1248, nasce suo figlio Giovanni che diventa, alla morte del padre, erede della sua bottega e ne porta avanti il nome.

Pisa, in quegli anni, è attraversata da forti influenze bizantine.

Nel 1099 l’arcivescovo Daiberto, che ha guidato la flotta pisana nel corso della I Crociata, viene nominato Patriarca di Gerusalemme.

Nel 1111 l’imperatore Alessio I Comneno stipula un’alleanza con Pisa concedendole anche una banchina per l’approdo delle navi per i traffici commerciali.

L’intreccio fra il mondo greco e latino diventa sempre più stretto grazie anche all’arrivo di opere da Costantinopoli a seguito della IV crociata, opere che improntano il gusto della città verso una sorta di bizantinismo ravvisabile, per esempio, sul portale principale del Battistero di Pisa.

A questo gusto, si unisce quello della cultura d’Oltralpe e, infine, influenze di artisti lombardi che dagli anni Ottanta del XII secolo, operano in molti cantieri della Toscana Occidentale ricordiamo, per esempio, Guidetto da Como e Guido Begarelli.

Nicola Pisano e il Pulpito per il Battistero di Pisa

E’ in questo clima che si inserisce Nicola de Apulia che, appena giunto a Pisa, trova linfa vitae nei molti sarcofagi romani raccolti in piazza Duomo, latori di una ricca testimonianza della cultura figurativa classica.

Nel 1257 l’arcivescovo Federico Visconti commissiona a Nicola il celebre pulpito per il Battistero, iniziato verso il 1257-1258.

Nicola pisano pulpito del battistero di pisa
N. Pisano, Pulpito del Battistero di Pisa, 1258-1260.

Nicola introduce subito una novità: la struttura a base esagonale che non ha precedenti (prima erano a struttura quadrata o rettangolare).

Esso è sostenuto da sei colonne laterali, tre delle quali poggiano su leoni stilofori, e una centrale che poggia su un basamento scolpito con tre telamoni, mentre il parapetto è ornato con cinque pannelli che rappresentano a bassorilievo scene della vita di Cristo, verosimilmente i momenti più commoventi dell’infanzia e della passione.

Tenendo presente che la scultura medievale è altamente simbolica e che serviva alla popolazione a “leggere” quello che non si riusciva a fare nei testi a causa del forte analfabetismo, non è strano, quindi, che anche il Pulpito di Nicola porti con sè una lettura teologica.

Lettura e significato del Pulpito di Nicola

La scelta degli episodi risente della predicazione nel 1257, a Pisa, del teologo francescano Bonaventura da Bagnoregio.

Non solo.

La costruzione è ispirata ai Sermones dell’arcivescovo Visconti, nei quali descrive una Domus Dei che corrisponde alle fattezze del pulpito.

In particolare si parla di una Domus Dei Inferior che richiama il basamento del pulpito con i leoni su cui poggiano le colonne che rappresentano le cose create.

Base del Pulpito di Nicola Pisano. Pisa, Battistero.

La parte centrale, con le Sette Colonne, rappresenta la Domus Dei Exterior, queste ultime rappresentano i Sette Sacramenti, sopra i capitelli la Fede, profeti ed evangelisti accovacciati fra gli intradossi delle piccole arcatelle trilobate, quindi le Virtù, il Battista e l’Arcangelo Michele.

Parte centrale del pulpito con le Sette Colonne

La parte superiore, che rappresenta la Domus Dei Superior, presenta la visione divina delle scene cristologiche.

Nicola racconta gli episodi con un forte realismo, con figure quasi a tutto tondo sopra i capitelli.

La Carità, per esempio, presenta un panneggio morbido, fluente, realista sia nel manto che nell’abito.

La stessa tiene teneramente per mano un puttino, mentre la Fortezza è uno dei primi nudi ripresi dall’antichità con un’evidente citazione di un Ercole classico.

La Carità, Pisa, Pulpito del Battistero
Pisa, Battistero, Fortezza

Anche le scene nei pannelli presentano delle novità.

I personaggi sono rappresentati su più piani, con una disposizione spaziale realistica.

La descrizione delle fisionomie è acuta, il senso della narrazione è molto dinamico e c’è un chiaro rapporto con le immagini classiche viste da Nicola nei sarcofagi oggi al Camposanto Monumentale.

Mi piace ricordare l’immagine della Vergine seduta nella formella nell’Adorazione dei Magi, ripresa da una Fedra rappresentata in un sarcofago romano.

Adorazione dei Magi

Oltre al rapporto con la classicità, nell’opera di Nicola si possono rintracciare anche stilemi tipicamente gotici come la spigolosità nel ricadere dei panneggi o nelle barbe e nelle criniere dei cavalli lavorate con il trapano.

Realismo e una rivisitazione della classicità penso siano, quindi, le parole chiave per comprendere l’opera di Nicola, non solo a Pisa, ma in tutta la sua opera, anche nei cantieri delle altre città toscane dove si trova ad operare.

Giovanni Pisano e il pulpito della Cattedrale di Pisa

E’ indubbio che Giovanni porta avanti il linguaggio paterno, estremizzandone il linguaggio.

L’opera viene portata avanti, fra pause ed interruzioni fino al 1310 quando è conclusa.

Aumentano i pannelli narrativi, ora dal profilo curvo, con nove scene figurate, che danno origine ad un anello dalla struttura continua.

Giovanni Pisano, Pulpito cattedrale Pisa.
G. Pisano, Pulpito, 1310. Pisa, Cattedrale.

Viene smontato nel 1595 dopo un disastroso incendio che colpisce la cattedrale.

Nel 1926 viene ricomposto nella Cattedrale, nella sua attuale configurazione, forse non del tutto conforme a quella originale.

Con quest’opera Giovanni arriva a creare una sorta di macro-scultura.

Alle sei colonne che reggono la cassa, si aggiungono cinque maestose cariatidi che portano lo spettatore ad instaurare con la storia sacra un rapporto intimo e personale.

Anche quest’opera si configura come come un’organica illustrazione della dottrina cristiana della salvezza e della redenzione.

Pisa-Ecclesia-Caritas

La zona terrena rappresenta le Virtù Cardinali che sorreggono la Chiesa, gli Evangelisti che sorreggono Cristo, al centro le Arti del Trivio e del Quadrivio con le Virtù Teologali.

Nelle mensole troviamo Sibille, Profeti ed Evangelisti, mentre nei pannelli storie della Vita e Passione di Cristo.

In questi ultimi il risalto plastico delle figure aumenta, si fa più aspro e tormentato con un pathos narrativo che diventa via via più alto che in certe scene culmina in una concitazione fortemente drammatica.

Giovanni sperimenta qui un nuovo modo di lavorare il marmo, sintetico e graffiante, riuscendo ad infondere nei protagonisti un senso di dolore universale.

Il dramma assume la forma di una tragedia portando ad una deformazione espressiva uomini e animali.

Fra le cariatidi spicca l’immagine di Pisa-Ecclesia-Caritas con i due putti che succhiano il latte dal seno materno.

G. Pisano, Crocifissione. Pisa, Cattedrale.

Il Pathos raggiunge il culmine nella scena della Crocifissione, con l’immagine della Vergine svenuta che deriva da fonti letterarie francescane.

Padre e figlio lasciano quindi nei due principali cantieri pisani due opere magistrali per quanto concerne la scultura in cui uniscono l’amore per la classicità, realismo e una forte espressività delle immagini che sfocia in un dramma narrativo molto forte.

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