Palazzo Viti a Volterra è un luogo splendido assolutamente da scoprire.
Che la città di Volterra sia affascinante lo sanno tutti quelli che hanno avuto la fortuna di visitarla.
Arrivando da lontano ti stupisce per la sua imponenza, lì arroccata su un colle, protetta dalle sue mura etrusche che ne fanno un solido baluardo di difesa del territorio circostante.
Entri all’interno da una delle sue porte, di solito io entro da Porta dell’Arco, di origine etrusca, e inizi a perderti nel dedalo delle viuzze che, tutte, ti conducono nella splendida Piazza dei Priori.
Volterra l’ho visitata molte volte e, grazie al mio lavoro di guida turistica e storica dell’arte, ho avuto la fortuna di spiegarla e farla conoscere ai turisti.
Ma voi sapete che cosa amo.
Amo andare in cerca delle Case-Museo e qui se ne trova una di davvero speciale: è Palazzo Viti.
Un pomeriggio a Palazzo Viti
Lo ricordo ancora quel pomeriggio di due anni fa.
Pioveva a dirotto, il vento forte quasi ti impediva di camminare. Ma il mio pensiero era rivolto a quello che avrei visto di lì a poco.
Ultimo giorno di apertura prima della pausa invernale, ma dovevo assolutamente vederlo: il nome di Palazzo Viti mi risuonava in testa da tempo.
In questo articolo non voglio raccontarvi passo passo quello che vedrete, vi lascio solo alcuni accenni storici e sulle sue collezioni.
Vi voglio invece parlare delle emozioni che la visita di questo Palazzo ha suscitato in me.
Finalmente arrivo di fronte al portone di ingresso, aperto.
L’emozione sale mano a mano che salgo il pregevole scalone costruito nei primi anni del XVII secolo su progetto dell’architetto Caccini.
Gli stemmi delle famiglie imparentate con i Viti ci accompagnano e ci accolgono in questa splendida dimora.
Palazzo Viti: una splendida dimora privata
Appena arrivata il cuore inizia a battere forte.
Per lo stupore.
Per la meraviglia.
La prima impressione? La grande eleganza, l’accuratezza e soprattutto la ricchezza degli oggetti che vi sono esposti.
Fuori la pioggia continua a cadere scrosciante.
Dentro il Palazzo vivo un’atmosfera da sogno che ti fa dimenticare ogni cosa.
C’è solo una cosa da fare: viaggiare nel tempo.
Le origini
La costruzione del Palazzo si deve ad Attilio Incontri, nobile di Volterra che commissiona la costruzione di un pregevole edificio: siamo alla fine del XVI secolo.
La facciata è attribuita all’architetto Bartolomeo Ammannati: le possenti bugne che circondano il portale di accesso e le finestre ci parlano effettivamente dello stile del grande architetto toscano.
Nel 1850 il palazzo viene acquistato da Giuseppe Viti, commerciante di alabastro, che provvede a restauralo interamente.
Chi era Giuseppe Viti?
Un abile commerciante di alabastro che si spinse fino alla lontana America.
Infatti, a solo otto anni di età, il ragazzino fu condotto dal padre negli Stati Uniti dove imparò la lingua inglese e … a far di conto.
La sua passione per l’alabastro è ricordata in ogni sala del palazzo: sono numerosissimi, infatti, gli oggetti scolpiti con questo materiale prezioso: statuine, oggetti vari e, soprattutto, splendidi tavolini e i due grandi candelabri posizionati nella sala da ballo, commissionati dall’imperatore Massimiliano d’Asburgo.
I candelabri non furono mai ritirati dall’Imperatore: venne infatti ucciso a Queretaro, in Messico.
Pensate che all’interno dei bulbi venivano accese lampade a petrolio.
Viaggio nel tempo: le sale e le collezioni di Palazzo Viti
Osservo la bellezza della Sala da ballo e immagino l’ eleganza degli abiti di chi danzava in questa magnifica sala.
Sento la musica, odo il brusio e, perchè no, anche i pettegolezzi che si scambiavano le dame: quanti segreti custodiscono queste pareti.
A proposito di queste ultime: mi avvicino e le osservo con attenzione: non sono ricoperte da carta da parati, ma da un … finto tessuto dipinto, un particolare che mi ha molto incuriosito.
Le consolles con i ripiani in marmo non smettono di affascinarmi.
Ma è ora di procedere oltre, sono dodici le sale che si possono visitare ma, credetemi, è molto difficile lasciare una sala per passare alla successiva.
Gli occhi non fanno altro che rimbalzare attraverso gli splendidi oggetti d’arte …
Sì perchè le sale, l’avrete capito, sono splendidamente arredate con mobili, dipinti, porcellane, collezioni di alabastro dislocate in un lasso di tempo che va dal XV al XX secolo.
Procedo e incontro la Sala da pranzo corredata di splendide miniature cinesi del XVIII e XIX secolo, dipinte su carta di riso con inchiostro di china ad acqua.
Splendide le porcellane: Palazzo Viti possiede una collezione di tazze da brodo per puerpera di differenti fatture.
Uno degli ambienti che mi ha più affascinato è il Salotto del Terrazzo, in particolare la ricca collezione di ventagli di differenti epoche e provenienze.
Da menzionare quelli francesi in seta decorati con finissimo pizzo e stecche di legno o di osso, elegantemente intagliate.
La visita procede di sala in sala, attraverso il Salotto delle Battaglie, la Saletta delle porcellane, il Salotto rosso e mi incanto nella grande Biblioteca: arredata con due grandi librerie in stile Carlo X che contengono all’interno libri rari e preziosi.
Il soffitto è particolare: è il più importante del palazzo e presenta quattro medaglioni con i ritratti di Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso, i grandi poeti che vigilano sul lavoro e lo studio che all’interno di questa sala veniva svolto.
Continuando la visita entro nella Camera del Re e il fiato è trattenuto per la meraviglia.
Gli occhi non si staccano dal letto a baldacchino, con cortine, tende e tappezzerie che accolsero, pensate, Vittorio Emanuele II nel 1861.
Degno di nota il tavolino di alabastro posto al centro della stanza, mentre alle pareti spiccano dipinti importanti fra i quali una Madonna con Bambino di Lucia Anguissola del XVI secolo, il Ritratto di monsignore eseguito dal Barchi e la splendida Dama in nero di Vittorio Corcos.
Non può mancare il ritratto del Re Vittorio Emanuele II eseguito con le tecnica del ricamo.
Altri dipinti rappresentano dame delle diverse famiglie imparentate con i Viti.
Ultima ma ugualmente affascinante la Camera Gialla, con cortine del letto in splendido broccato giallo.
Degni di nota i due cassettoni lombardi del XVIII secolo, appartenenti alla bottega del Maggiolini.
Ci sarebbe ancora tanto da raccontare.
Ma non voglio andare oltre.
Le Case-Museo vanno vissute in prima persona, per respirare il clima dei secoli passati, per immergersi in toto nel mondo dell’arte.
Non mi resta che invitarvi a fare questa splendida esperienza.
Palazzo Viti vi aspetta.
Se lo visitate, aspetto le Vostre impressioni, scrivetemi!
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