Palazzo Blu a Pisa rientra nelle tipologie delle Case-Museo, con una bella collezione d’ arte e, soprattutto, con il piano nobile arredato a rievocare una dimora pisana dell’Ottocento.
Camminando lungo i lungarni della città di Pisa ad un certo punto, precisamente nel Lungarno Gambacorti, ci si imbatte in un Palazzo che spicca, quasi solitario, con la sua facciata Blu: è Palazzo Blu, inconfondibile per la colorazione particolare della facciata.
Il Palazzo, oltre ad ospitare un’interessante collezione d’arte, è un contenitore di mostre ed eventi, conferenze, concerti e incontri su temi di attualità legati all’arte e alla cultura.
Conosciamo meglio la sua storia.
Palazzo Blu: storia
Il Palazzo sorge nel cuore del quartiere di Chinzica, i cui i primi insediamenti risalgono all’ XI secolo, periodo che coincide con il massimo splendore della Repubblica Marinara di Pisa.
Al XII secolo risale la casa-torre in pietra, mentre la strada sottostante, ancora oggi visibile all’interno del palazzo, risale ad un periodo compreso fra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo.
Il palazzo, posto in una posizione strategica, nel Medioevo appartenne ai Sismondi, quindi ai Buonconte e a Giovanni dell’Agnello, primo e unico “Doge ” di Pisa.
Si evidenziano quindi diversi passaggi di proprietà fino a quando, nel XVI secolo, con i Da Testa si deve la struttura tardo-cinquecentesca conservata fino al XVIII secolo, momento in cui si effettuano ulteriori modifiche.
Alla seconda metà del Settecento si deve il particolare colore Blu del Palazzo, si dice realizzato per soddisfare il gusto di ospiti provenienti da San Pietroburgo che vi soggiornarono dal 1773.
Allo stesso secolo, tardo Settecento, e agli inizi dell’Ottocento risalgono molte decorazioni delle sale.
L’ultimo intervento
L’ultimo importante intervento sul palazzo, che gli ha donato l’aspetto attuale, risale a dopo l’Unità d’Italia.
Nel 1864 il conte Domenico Giuli, già proprietario del palazzo, acquista dal Comune un tratto del vicolo fra via dell’Olmo e via del Cappello, e fa costruire una nuova ala verso est che rende simmetrica la facciata, scandita da cinque ampie finestre, al posto delle quattro precedenti. L’edificio si collegava al palazzetto Casarosa, anch’esso di proprietà del Conte Giuli, diventando uno degli edifici più significativi dei lungarni.
Abitato dalla famiglia dei Conti Giuli Rosselmini Gualandi fino agli Settanta del Novecento, il palazzo viene acquistato nel 2001 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, oggi fondazione Pisa, che ne ha curato il restauro e aperto al pubblico nel 2008.
La collezione d’arte
La particolarità di Palazzo Blu risiede nel fatto che, oltre ad avere una collezione esposta al pianoterra, nelle fondamenta e al primo piano, presenta il piano nobile arredato, particolarità che lo fa entrare all’interno delle tipologie delle Case-Museo, ed è su questo piano che mi soffermerò un pò di più.
Ovviamente non posso non menzionare qualcosa della Collezione d’Arte.
E’ d’obbligo mettere in evidenza come le opere d’arte e gli arredi sono di proprietà della Fondazione Pisa.
Non solo: la particolarità della collezione risiede nel suo legame con la città e il suo territorio, per quanto concerne gli autori delle opere, la committenza, la provenienza o il tema.
I nomi sono importanti, fra tutti Orazio e Artemisia Gentileschi, Orazio Riminaldi e il Tribolo.
Disposta in due piani, il secondo presenta un taglio museale, con opere esposte in ordine cronologico, con dipinti che vanno dal XIV al XVIII secolo.
Da segnalare assolutamente il polittico di Agnano di Cecco di Pietro e la relativa copia di Federico Icilio Joni: i due sono legati da una storia particolare, tutta da scoprire!
Sicuramente conoscerete i famosi Orazio Gentileschi, nativo di Pisa, e Artemisia Gentileschi, padre e figlia, presenti anch’essi nella collezione con due opere, rispettivamente la Madonna con Bambino e i Santi Sebastiano e Francesco e Clio.
Il piano nobile
Il piano nobile del palazzo è sicuramente quello che cattura maggiormente l’attenzione e che è più affine alla tipologia di questo blog.
Tutte le stanze prospicienti il Lungarno sono allestite in modo da valorizzare il carattere di residenza nobiliare.
Attraversandole si torna indietro nel tempo, immergendosi in una dimora signorile pisana del XIX secolo.
Siamo di fronte, quindi, ad un intreccio tra ambienti vissuti dalla famiglia, opere d’arte e oggetti d’arredamento che rievocano atmosfere ottocentesche.
L’arredo delle sale prospicienti il giardino, dal medagliere in poi, richiama l’ambiente di studio e di svago dell’avvocato Simoneschi, nato a Pisa nel 1890 e ivi morto nel 1960, alla cui passione il Palazzo deve molto.
Nel 2006, infatti, la Fondazione ha acquisito gran parte delle sue raccolte.
Palazzo Blu e le sale del piano nobile
Entrando dall’ingresso si snoda, passando per la Sala da Gioco, della Musica, da Pranzo, la fuga di sale e salotti dell’ala di rappresentanza, tipica delle grandi dimore signorili del tempo.
Le decorazioni pittoriche di queste ultime vanno dalla metà del Settecento al primo decennio del Novecento, mentre l’arredamento rispecchia quello di diverse epoche.
I mobili provengono dalla famiglia Giuli, dalle raccolte Simoneschi e da diversi palazzi nobiliari toscani creando atmosfere di grande fascino.
I dipinti che completano l’arredamento sono stati scelti seguendo il gusto dell’epoca.
Vediamo più da vicino qualcuna di queste sale.
Sala da Gioco
Impossibile non riconoscerla con il grande tavolo da biliardo che vi campeggia al centro.
Sulla volta abbiamo una delicato ciclo di affreschi rappresentante le Quattro Stagioni, opera di Nicola Torricini, pittore pisano che lo esegue verso la fine dell’Ottocento.
La Sala da Gioco, sempre presente in queste dimore, è la sala dove si radunano gli uomini, per passare un pomeriggio o un dopocena con amici.
Splendida la specchiera in legno intagliato e dorato, tipica del XVIII secolo, posta sopra un semplice caminetto.
Oltre al biliardo, in legno di quercia e mogano di manifattura francese della seconda metà dell’Ottocento, è presente un tavolo da gioco, accanto al quale, dentro una teca è posto un set per il gioco delle carte.
La Sala della Musica
Altro ambiente sempre presente nelle dimore dell’epoca, questa elegante sala ha la particolarità di avere le pareti decorate a finto tendaggio databili ai primi anni del XIX secolo.
L’autore è il napoletano Pasquale Cioffo, che opera a Pisa fra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.
Alcuni mobili della sala appartengono agli ultimi proprietari del palazzo, la famiglia Giuli Rosselmini Gualandi, in particolare il salotto in legno dorato e il pianoforte in mogano, costruito da Pleyel a Parigi nel 1860.
Gli altri arredi provengono dalla collezione Simoneschi.
Completa il tutto uno square piano, costruito nel 1790 a Londra da Longman & Broderip .
La maggior parte dei dipinti alle pareti presentano opere dei principali pittori locali del Settecento – Ottocento, fra cui il francese Jean-Baptiste Desmarais.
Quest’ultimo lavorò molto per la famiglia Roncioni nel corso degli anni Novanta del Settecento e del quale in sala, vicino alla porta di ingresso, è appeso il grande ritratto della famiglia.
Sala da pranzo
Splendida la Sala da pranzo la cui decorazione è stata commissionata da Alberto Giuli agli inizi del Novecento.
Nel 1903 viene inaugurata con una grande festa da ballo in costume.
Questa è l’unica stanza del palazzo che conserva gli arredi originali.
Colpisce subito il grande tavolo con sedici sedie imbottite in cuoio con, al centro, lo splendido centrotavola in porcellana definito a specchio contenuto in una cornice mistilinea arricchita da gruppi di tritoni intervallati da vaschette: manifattura Ginori di fine Ottocento.
Completano l’arredo due consolles con alzata a giorno su cui fanno bella mostra una serie di piatti tondi e ovali del XVII secolo, e alcuni pezzi di manifattura Ginori Doccia della fine del Settecento.
All’interno della sala si trovano anche, una grande specchiera e una specchiera con cassapanca.
I mobili sono stati commissionati ad artigiani pisani dell’epoca e sono tutti di noce massello e intagliati con motivi naturalistici e di caccia: tutto è stato ordinato appositamente per la sala.
La sala è illuminata da uno splendido lampadario di Murano della seconda metà dell’Ottocento.
La biblioteca Simoneschi
Possiamo ancora immaginare l’avvocato Simoneschi al lavoro qui, in questo maestoso ambiente.
La libreria, in noce, è moderna, le due vetrine sono in stile Neogotico di fine Ottocento ma, dentro, il patrimonio librario è importante.
Tra le opere più antiche è presente un libro, su pergamena, di preghiere edito a Parigi nel 1510 e un Breviarium con testo manoscritto e miniato dei primi anni del XVI secolo.
Questi i più pregiati, ma la biblioteca si fregia anche di altre Cinquecentine, Seicentine nonchè opere del Settecento e Ottocento.
L’avvocato aveva anche una passione per le monete, conservate nella sala definita Monetiere, ambiente destinato alla conservazione e all’esposizione della collezione delle circa 3300 monete.
Un Museo notevole per la doppia valenza con cui è creato: raccontare l’avventura artistica della città di Pisa, attraverso le collezioni di dipinti nella sezione museale, e luogo di ambientazione di una dimora signorile ottocentesca per farci vivere in modo più completo lo spirito della città del XIX secolo.
Palazzo Blu è sede anche di mostre … ma questa è un’altra storia di cui parleremo a breve.
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