Dopo anni di attesa ha finalmente riaperto al pubblico il Nuovo Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti: un percorso affascinante fra Arte e Moda si intreccia nelle sue sale.

Personalmente lo attendevo con trepidazione e finalmente il momento è arrivato: ora è possibile visitare il Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti.

Il Museo, creato nel 1983, è il primo museo statale in Italia dedicato alla Storia della Moda.

La sua nascita si deve a Kirsten Aschengreen Piacenti.

Subito dopo l’apertura, Tirelli offrì in dono un consistente nucleo della sua collezione, composto non solo da abiti storici, ma anche da costumi di scena accompagnati da bozzetti.

La collezione comprende un nucleo di abiti storici la cui datazione si snoda dal XVIII secolo ad oggi.

Non ci sono solo abiti, ma anche accessori, come ombrellini, gioielli, bigiotteria, borsette, scarpe.

I nomi sono illustri: quelli dei grandi stilisti che hanno segnato la Storia della Moda attraverso i secoli, come ad esempio Charles Frederick Worth, Elsa Schiapparelli, Emilio Schubert, senza dimenticare l’abito ideato nei primi anni Ottanta da Gianni Versace per Patty Pravo con le sue stravaganti geometrie o, ancora, la sensualità minimal della guaina nera di Jean Paul Gualtier resa celebre da Madonna.

Il Museo della Moda e del Costume: storia

Il Museo è collocato all’interno della Palazzina della Meridiana, a sua volta addossata all’ ala meridionale di Palazzo Pitti.

Palazzo Pitti, la Palazzina della Meridiana sede del nuovo Museo della Moda e del Costume
La Palazzina della Meridiana, sede del nuovo Museo della Moda e del Costume

L’edificio fu commissionato nel 1776 da Pietro Leopoldo di Lorena all’architetto Gaspero Maria Paoletti e venne completato nel 1830 da Pasquale Poccianti per volontà di Leopoldo II di Lorena.

Il nome deriva dallo strumento astronomico realizzato nel 1699 da Vincenzo Viviani e collocato nel vestibolo di quello che era un tempo l’appartamento del Gran Principe Ferdinando de’ Medici.

Sulla volta, dove si trova il foro gnomonico, Anton Domenico Gabbani ha rappresentato, nel 1693, l’Allegoria del Tempo e delle Arti.

E’ noto che a Palazzo Pitti si sono succedute diverse dinastie che hanno lasciato la loro impronta negli arredi, nei dipinti, nelle diverse sale del Palazzo: dai Medici, ai Lorena, ai Savoia, passando attraverso il breve regno di Elisa Bonaparte Baciocchi nonchè la reggenza di Maria Luisa di Borbone Parma, le sale parlano di un gusto decorativo che evolve nel corso dei secoli.

Ma torniamo ora al Museo: esso occupa tredici sale della Palazzina, sale che permettono di fare un excursus storico in un arco temporale che si snoda dal XVIII secolo ai primi Vent’anni del Novecento, ripercorrendo la storia della Moda e del Costume.

Sono esposti abiti d’epoca in un dialogo serrato con i dipinti appesi alle pareti: è noto infatti il legame sempre molto stretto fra Arte e Moda: i dipinti ci parlano, ci raccontano l’evolversi della Moda attraverso i secoli in un fil rouge che lega strettamente le due discipline.

Le nuove Sale del Museo della Moda

Dicevo un percorso strettamente cronologico che permette di fare un viaggio nel tempo per cogliere le trasformazioni degli abiti.

Questi ultimi, provenienti da donazioni di privati, enti o associazioni, sono custoditi all’interno di vetrine climatizzate e verranno opportunamente sostituiti, con abiti della stessa epoca, ogni quattro anni, per permettere al meglio la conservazione degli stessi.

La “rotazione” di questi ultimi è infatti necessaria per non sottoporre i tessuti ad un eccessivo stress da esposizione sui manichini, ma anche alla luce e ad altri fattori che potrebbero danneggiare i tessuti.

La prima sala del Museo dedicata al Settecento, da Luigi XV all’Ancien Regime

L’atmosfera è assolutamente affascinante.

Si inizia con la prima sala dedicata al Settecento, da Luigi XV all’Ancien Régime, con un’esposizione di tre abiti settecenteschi di manifattura italiana, due andrienne e una robe à la polonaise che dialogano con un vaso della pregiata manifattura di Meissen del 1720 circa ed altri accessori come scarpine e ventagli.

Sulla parete di fondo spicca il ritratto di Maria Luisa di Borbone di Laurent Pecheut del 1765.

Si arriva quindi (ovviamente non vi svelo tutto), passando attraverso il Neoclassicismo, la Restaurazione, il Romanticismo, alle ultime sale che raccontano la moda degli anni SessantaSettanta.

La terza sala del Museo della storia della moda e del costume
La terza sala del percorso espositivo presenta una veduta d’insieme di quattro abiti datati dal 1830 al 1860, tre di manifattura italiana e uno di manifattura inglese.
Quarta sala del Museo della Storia della Moda e del Costume
La quarta sala del Museo espone abiti e accessori datati agli anni settanta e ottanta dell’Ottocento: da notare la bella corrispondenza fra il dipinti sullo sfondo, un Ritratto di Signora con vestito in Plumets di Tito Conti.

L’evoluzione della Moda attraverso i secoli

Come storica dell’arte e studiosa della moda e del costume, da anni sto studiando la corrispondenza fra arte e moda attraverso le opere d’arte.

Non a caso ho ideato anche un percorso particolare alla Galleria degli Uffizi: osservare ed analizzare, attraverso i dipinti, l’evoluzione della moda nei secoli.

Con le opere della Galleria degli Uffizi si copre bene il periodo dal Trecento al Settecento, con la visita delle opere della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Pitti si copre l’Ottocento e il Novecento.

Quest’ ultima parte è poi perfettamente confrontabile con gli abiti esposti nel nuovo Museo della Moda e del Costume che completa opportunamente la visita delle sole opere d’arte.

Ma come è evoluta la moda nel corso dei secoli?

Ho scelto per voi alcuni esempi che permettono di tracciare l’evoluzione della Moda dal Settecento agli inizi del Novecento.

Gli abiti che ho preso come esempio non sono tutti esposti: alcuni si trovano nel deposito di Palazzo Pitti: si auspica che nella fase di “rotazione” prima o poi verranno esposti anche loro!

L’eleganza raffinata e “ingombrante” del Settecento

Abito femminile di manifattura francese, 1770-1775

Settecento vezzoso, galante, libertino … lo adoro!!

Se penso al rito della villeggiatura, a come si divertivano, allo sfarzo, al lusso, alla sua atmosfera definita dalle luci e dalle ombre delle candele: sono di parte, perdonatemi, ma lo adoro.

Come non pensare a Versailles, alla sua splendida Reggia con la Sala degli Specchi e a Venezia con i Palazzi sul Canal Grande e a quella macchina scenica che rappresenta il Carnevale?

Certo tutto questo eccesso nascondeva anche la fine imminente per la Francia e Venezia: la Rivoluzione Francese e la caduta della Serenissima Repubblica a seguito della firma del Trattato di Campoformio.

La moda rispecchiava questi eccessi.

Lo splendido abito di manifattura francese del 1770 mette in evidenza tutte le caratteristiche dell’abito femminile dell’epoca.

Il largo panier adagiato sui fianchi che permetteva la perfetta leggibilità del decoro della stoffa (ma che impediva anche alle donne di passare attraverso le porte, ne parlo nel mio articolo sulle eccentricità della moda nei secoli) senza che le pieghe ne interrompessero il disegno.

Il corpino stretto in vita (la costruzione dell’abito era molto particolare in quanto il corpino era formato dallo stomacher una sorta di triangolo solitamente con fiocchi digradanti sul davanti per coprire l’apertura sul davanti), l’engageantes le maniche strette fino al gomito che si aprono a campana con una cascata di pizzi.

L’esemplare, inoltre, rappresenta un bell’esempio di andrienne definito, oltre che dagli elementi su accennati, anche da un lungo strascico sulla schiena raccolto in alto da pieghe a cannone.

L’abito Maschile del Settecento

Abito maschile di manifattura italiana, ultimo decennio del XVIII secolo

Molto più semplice, ma ugualmente elegante, l’abito da uomo composto da marsina o giustacuore, con alti polsini e sopratasche ricamati come il bordo della stessa, gilet e calzoni in taffetas di seta turchese abbinato ad un gilet in taffetas in avorio.

La marsina presenta un taglio a redingote con collo montante con alta fascia, chiusura con bottoni rivestiti e ricamati.

Calzoni a modello culottes, stretti al ginocchio e fermati da bottoni ed un cinturino.

La moda nel XIX secolo

Per evidenziare l’evoluzione della moda dell’Ottocento ho scelto due modelli particolari: un abito femminile di manifattura italiana del 1867 e un altro di manifattura inglese del 1880-1882.

Abito di manifattura italiana, datato 1867 in taffetas di seta color malva a ricami in filo oro e motivi floreali a bocche di lupo e losanghe
Abito di manifattura inglese, 1880-1882 in Gros di seta, con ornamenti in diagonale di seta

L’Ottocento è un secolo estremamente complesso anche nel campo della moda: si passa dalle tante sottogonne per dare alla gonna una forma a campana, alla crinolina che rese più “agili” i movimenti, fino alla tournure degli anni Settanta-Ottanta.

Nei miei articoli sulla moda dell’ epoca vittoriana e la moda al tempo di Boldini ho parlato in modo approfondito di questa evoluzione.

In questi due modelli possiamo osservare come da una gonna ampia, si passa alla cosiddetta tournure dove tutta la ricchezza dell’abito è raccolta dietro, a coprire un sellino posticcio che definiva il rigonfiamento dell’abito all’altezza dei reni.

Metri e metri di stoffa venivano drappeggiati dietro, creando anche un piccolo strascico, mentre il davanti era aderente al corpo, a mettere in evidenza il famoso vitino di vespa.

Pensate che le donne camminavano con le gambe legate per avere un portamento elegante procedendo a passetti piccoli: è la femme ligotè che altro non poteva fare vista la lunghezza dell’abito e l’aderenza dello stesso al corpo.

Verso la modernità: la moda nel Novecento

Per chiudere questo veloce excursus sulla nuovo Museo della Moda e del costume a Palazzo Pitti, ho scelto un abito della stilista Rosa Genoni datato 1906.

Rosa Genoni, 1906: Fourreau in raso, tunica in tulle, ricami a rilievo in ciniglia, fili e cordoncini di seta policroma, laminati in oro e argento, lamelle di madreperla, perline cannucce e paillettes.

L’abito è definito da una gonna a calice con sopravveste in tulle ricamato a motivi vegetali e costituisce uno splendido esempio di ispirazione, da parte della stilista, da un dipinto famosissimo della storia dell’arte: la Primavera di Botticelli.

Botticelli, La Primavera. Galleria degli Uffizi
Flora, da La primavera di Botticelli

Rosa Genoni si ispirò, infatti, all’abito di, definito da decorazioni floreali, linea scivolata e stretto sotto il seno.

Il modello Fourreau fu presentato all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906, ed ebbe subito un grande successo, sottolineando la creatività di Rosa Genoni a cui si attribuisce il merito di aver dato vita al Made in Italy nella Storia della Moda.

Non mi resta che invitarvi a visitare il nuovo Museo della Moda e del Costume e, se volete, a prenotare una visita guidata per osservare da vicino questi splendidi capolavori!

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