Una mostra a Livorno celebra la personalità di Grubicy De Dragon, pittore, critico d’arte nonchè gallerista d’arte di fine Ottocento
Al Museo della città di Livorno è in corso un’interessante mostra di questo grande intellettuale ed artista di fine Ottocento.
La mostra, articolata in nove sezioni, vuole restituire un’ immagine ampia e documentata della personalità di Grubicy.
Conosciamolo più da vicino.
Breve biografia
Victor Grubicy De Dragon nasce a Milano il 15 ottobre 1851 e ivi muore il 4 agosto del 1920.
La sua è una famiglia aristocratica: il padre è un barone ungherese, la madre una nobile lodigiana, Antonietta Mola.
Il giovane Victor studia nel Convitto Nazionale di Sondrio e inizia fin da subito a frequentare gli ambienti artistici della Scapigliatura legandosi in particolare ad artisti quali Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni.
Dopo una serie di viaggi nel continente europeo, nel 1878 intraprende con il fratello Alberto l’attività di mediatore d’arte in Inghilterra promuovendo gli artisti italiani aderenti alla Scapigliatura.
Questa attività continua per diversi anni fino a quando, nel 1882, si reca sempre più spesso a Parigi, nei Paesi Bassi e nelle Fiandre dove entra in contatto con i pittori della Scuola dell’Aia ed inizia, come autodidatta, la sua attività di pittore.
Nel 1888 conclude l’attività di mediatore d’arte, lasciando tutto nelle mani del fratello.
Inizia la sua attività di artista.
Dal 1893, dopo essersi iscritto alla Famiglia Artistica Milanese, inizia a sperimentare la tecnica del Divisionismo presentando i lavori alla Biennale di Venezia.
In occasione di quest’ultima entra anche in contatto con Giovanni Boldini, ne parlo nel mio romanzo Un soffio di voile, con il quale intratterrà una solida amicizia.
L’ insorgere di problemi di salute gli impediscono di continuare a dedicarsi all’arte a cui rinuncia definitivamente a partire dal 1900.
Trascorre i suoi ultimi anni dedicandosi all’attività di critico d’arte.
Conosce Arturo Toscanini diventando suo mecenate e raccogliendo nella propria collezione oltre sessanta sue opere.
Trascorre l’ultima fase della sua vita a reinterpretare in chiave divisionista le sue opere già eseguite.
Pietro Angelini, suo allievo prediletto, alla morte del Maestro diventa il suo esecutore testamentario insieme a Toscanini.
Benvenuto Benvenuti, altro suo allievo, dona alla Fondazione Cassa di Risparmio di Livorno 30 dipinti e 80 disegni del Maestro.
Lo Stile pittorico di Grubicy
Inizia la sua attività artistica in età adulta, come autodidatta.
La sua produzione è focalizzata sulla riproduzione di paesaggi in stile divisionista, utilizzando la fotografia come mezzo di supporto e dando grande risalto alla componente emotiva dei luoghi a lui cari.
La riproduzione, sintetica, di colori e forme è influenzata dalla grafica giapponese, particolare messo bene in evidenza nella mostra livornese.
I soggetti cari all’artista sono semplici, tratti dalla quotidianità della frequentazione del Lago di Como e del Lago Maggiore.
Osservando le opere esposte in mostra si nota subito che la sua è più una reinterpretazione del Divisionismo, creata con una tecnica caratterizzata da pennellate più lunghe, non il classico puntino accostato; Gubicy, inoltre, non segue i dettami scientifici che sono alla base della scomposizione dei colori.
E’ come se un velo di malinconia, una patina nostalgica, avvolgesse le sue opere, donando loro un senso di calma e quiete profonda.
La mostra
Articolata in nove sezioni, la mostra mira a restituire un ritratto il più possibile ampio e sfaccettato della personalità di Grubicy.
La prima sezione è subito dedicata alla figura fondamentale della sua vita: la madre Antonietta, punto di rifermento costante, pittrice dilettante.
Il ricordo va anche alla donna amata dall’artista, Luisa Violini Tacchi che rivive nel ritratto fattole da Segantini, ma anche in quello di Grubicy come per esempio in Persona cara dove in primo piano appare la
figura della donna intenta a cucire.
La penombra avvolge parte del corpo e, soprattutto, il volto dallo sguardo abbassato.
E’ splendida la pennellata definita da tocchi più o meno allungati accostati fra di loro.
Un senso di silenzio, di quiete, avvolge la scena con il paesaggio che si perde in una vaga lontananza.
In mostra è ricostruito anche il rapporto con gli amici artisti della Scapigliatura quali Cremona e Ranzoni e con Segantini.
E’ molto interessante quest’accostamento di opere che permette di vedere stili completamente diversi, ravvicinati fra di loro.
Tanto uno stile vaporoso, evanescente, con i contorni che si perdono in leggere tonalità cromatiche, quello di Ranzoni e Cremona, tanto definito da segni cromatici differenti e accostati fra di loro quello di Grubicy.
In mostra emerge anche il rapporto e l’influenza dello stile Giapponese, il fascino dell’Oriente che in Grubicy si manifesta sia nelle intricate ramificazioni degli alberi come per esempio ne L’ultima battuta del giorno che muore del 1896.
L’opera ci mostra uno splendido tramonto che avvolge la natura circonstante definita dalle sottili e intrecciate figure, assolutamente calligrafiche, dei rami spogli degli alberi che si intrecciano fra loro.
Tre possenti tronchi emergono nel primo piano risaltando prepotentemente contro un cielo rosso fuoco.
Amo particolarmente questo stile pittorico.
Uno stile pittorico raffinato che trasmette una grande calma.
La calma del passato, della vita agreste, scandita dallo scorrere del tempo e delle stagioni, la quiete della vita dei campi, tutto contribuisce a rendere un clima di solennità della natura che ti avvolge.
Grubicy e le arti decorative
Splendida la sezione dedicata alle Arti Decorative dove si ripropongono gli interni di casa Grubicy esponendo mobili e oggetti provenienti dalla casa dell’artista, mai esposti prima.
Un allestimento che mette in evidenza il rapporto fra Grubicy e le arti decorative.
Come artista e critico, i suoi interessi si rivolgono, infatti, anche all’artigianato e alle arti industriali ben evidenziato dal rapporto con Carlo Bugatti.
Dai mobili lavorati alla “certosina” che presentano intarsi in madreperla e avorio fino all’importante collezione di maioliche rinascimentali e moderne, sono presenti una serie di oggetti che mettono in evidenza il gusto raffinato del pittore.
La mostra livornese si presenta, quindi, come una grande occasione per riflettere e conoscere più a fondo la personalità di questo grande artista di fine Ottocento.
Un percorso elegante e raffinato che non mancherà certo di affascinarvi.
La mostra chiuderà i battenti il 10 luglio 2022.
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