L’eleganza in alcuni dipinti esposti alla mostra Canova e il Neoclassicismo in corso a Lucca.
E’ in corso a Lucca l’esposizione Canova e il Neoclassicismo, una mostra che espone non solo i gessi del grande scultore neoclassico, ma anche dipinti di maestri lucchesi che si ritrovano a Roma spinti da un “sentire comune nel fare arte“.
Di questo ne ho già parlato nel mio ultimo articolo, oggi voglio concentrarmi su tre opere esposte per analizzarle dal punto di vista della moda.
Chi mi segue sa che amo molto la Storia del Costume e che mi piace analizzare i dipinti non solo da un punto di vista stilistico, ma anche per le informazioni che ci lasciano, e la moda è senz’altro una di queste.
Una premessa è necessaria.
I ritratti hanno sempre assolto nel corso dei secoli diverse funzioni: encomiastiche, celebrative, introspettive, da parata …
A volte facevano anche le “veci” delle odierne fotografie.
Teniamo presente, infatti, che spesso si combinavano matrimoni mostrando ai futuri sposi un loro ritratto, soprattutto quando, questi, si trovavano a numerosi chilometri di distanza l’uno dall’altra.
Non solo …
Un elegante souvenir
Trattandosi di opere del XVIII secolo dobbiamo, in generale, tener conto del fenomeno del Grand Tour quando gli aristocratici venivano in Italia per studiare ed ammirare le meraviglie artistiche del nostro Paese.
Spesso, in vista del ritorno a casa, gli aristocratici chiedevano ai pittori un loro ritratto, solitamente con una rovina vicino, oppure un dipinto che ricordasse un luogo particolare: pensiamo a quanti ritratti di aristocratici ha eseguito Rosalba Carriera, quante vedute di Venezia sono state commissionate al Canaletto!
Da qui l’importanza del ritratto aumenta sempre di più, diventando fondamentale per il pittore eseguire anche i più piccoli dettagli alla perfezione.
Dopo questa necessaria premesso torniamo ad immergerci nel clima culturale della mostra di Lucca ed andiamo ad osservare più da vicino tre ritratti eseguiti da artisti lucchesi che, come molti altri artisti dell’epoca, si sono ritrovati a Roma per studiare “gli antichi”.
Eleganza al femminile
Appena ho visto questo dipinto mi ha colpito subito.
Il Ritratto di dama di Bernardino Nocchi è un capolavoro degli anni Ottanta del Settecento.
Perfettamente definito in ogni singolo dettaglio, il dipinto mette in evidenza le caratteristiche pittoriche di Nocchi quali un disegno sottile, preciso e sottilmente indagatore nel definire ogni singolo particolare, aiutato da una tavolozza brillante che esalta le caratteristiche “tattili” della stoffa, dalla leggerezza e trasparenza del pizzo, alla ruvida pesantezza del taffetà di seta esaltati da un gioco di luce ed ombra straordinari.
La donna, non meglio identificata, ci guarda negli occhi mettendo in mostra tutta la sua alterigia.
Ritratta in piedi vicino ad un tavolino in marmo il cui spigolo ci introduce visivamente all’incontro con l’effigiata, la dama indossa un bell’abito color salvia dalla generosa scollatura messa in evidenza dal bouquet di fiori appuntato sul petto.
Pennellate sfrangiate ci fanno percepire la leggerezza del nastro rosa che trattiene il bouquet.
Dall’ampia scollatura si intravede il pizzo, leggero e trasparente, probabilmente della camicia di pulizia che le donne utilizzavano: era questa che veniva spesso cambiata, lavarsi era quasi un… optional!
Il busto, definito da stecche di balena – quanti svenimenti, ahimè!! -, termina in punta sul davanti, mentre sui fianchi un panier abbastanza modesto (ci sono forme ben più esagerate che, pensate, facevano spalancare le porte per far passare la dama che, oltretutto, doveva mettersi in diagonale per entrare nella stanza… (di questa ed altre stravaganze della moda ne parlo nel mio articolo Eccentricità della moda nei secoli).
Splendida la manica gonfia nella parte superiore che termina un elegante engangeantes in pizzo.
Il manto, rosso scarlatto, pomposamente trattenuto dalla mano della nostra dama, accentua il contrasto cromatico.
Osservate i giochi di luce sullo splendido taffetà che mettono in evidenza la marezzatura della seta.
Colpi di luce definiscono le perle che la donna usa con profusa abbondanza sulla parrucca e sul corpino.
La parrucca è sobria, rispetto agli standard della moda francese dell’epoca, abbellita semplicemente da perle e brillanti a fermaglio.
Nocchi è straordinario anche nella resa dei gioielli, dai grossi rubini posti sulla fascia che attraversa il corpino, ai piccoli smeraldi posti sulla spalla.
La dama quasi abbraccia una scultura di Amore (osservate il particolare della benda sugli occhi quasi ad avvertire che … l’amore è cieco, mentre la mano è appoggiata su un piccolo portaritratti ovale, forse il promesso sposo??
Chissà …
Eleganza al maschile
L’impeccabile lord inglese ci occhieggia dal dipinto.
Da uno sfondo neutro emerge la figura di uno dei tanti Lord inglesi che si recavano a Roma, nello studio del lucchese Pompeo Batoni, vero e proprio maestro del Neoclassicismo lucchese, per avere un proprio ritratto da portare con sè al rientro in patria dopo il Grand Tour.
Con il suo stile impeccabile, Batoni ci racconta l’eleganza maschile dell’epoca.
La giacca, probabilmente un giustacuore, di velluto marrone, di cui ne percepiamo la matericità, è aperta a lasciare intravedere del panciotto, decorato con ricami eseguiti in filo dorato.
Da notare come i bottoni della giacca e del panciotto sono ricoperti con la stessa stoffa di entrambi.
Il tratto diventa ancora più raffinato quando Batoni definisce la delicatezza del merletto dello jabot, di cui ne percepiamo la fragile consistenza.
I trapassi chiaroscurali giocano a mettere in evidenza la luce che batte sulle pieghe della giacca facendoci, inoltre, percepire lo spessore del ricamo del panciotto.
La mano sinistra, che sorregge il tricorno, è creata con una delicatezza cromatica, propria dell’artista, che mette anche in evidenza l’intensità dello sguardo del gentiluomo.
L’acconciatura è ben definita con la scriminatura centrale, le ciocche ondulate ai lati con i capelli che sono trattenuti da un nastro di velluto nero, di cui il lieve colpo di luce nella parte superiore ci lascia intuire come il nastrino sia di raso nero.
Certamente l’eleganza degli abiti maschili è molto più sobria rispetto alle esagerazioni di quella femminile!
L’artista lucchese riesce ad entrare in sintonia con l’effigiato, regalandoci una resa fisiognomica perfetta permettendoci, così, di entrare in sintonia con lo stesso.
L’eleganza nel dipinto di Francesco Checchi
Giacomo Sardini, l’effigiato, ha interrotto per un attimo la scrittura e incontra il nostro sguardo.
Francesco Checchi, l’artista, ha voluto così mettere subito in evidenza come il personaggio rappresentato sia un uomo impegnato, anche culturalmente. E’, infatti, circondato da diversi oggetti, fra cui les plumes, il portapenne in argento, dei fogli ed un compasso.
Ed in effetti scorrendo la biografia di Sardini scopriamo come sia uno dei personaggi chiave del mondo culturale della Lucca settecentesca.
Egli infatti si occupava di discipline storico-artistiche, filosofiche e scientifiche, nonchè fu un grande collezionista di disegni, dipinti e incisioni … .
Inoltre fu anche esperto bibliofilo e di architettura.
Il pittore ed il committente erano amici dato che il primo frequentava Sardini con una certa assiduità.
Di certo non è bello.
Ma molto elegante si, quello si!
Sicuramente il nostro occhio è subito catturato dal grande fiocco che campeggia sul davanti, sottolineando il volto appuntito del nobile.
Le pennellate si muovono sicure sulla tela, dove il colore bianco viene usato in spessore per definire la consistenza della doppia stoffa usata per creare il fiocco, mentre la pennellata diventa impalpabile quando deve rendere la trasparenza del tulle che fuoriesce dalla giacca.
Quest’ultima presenta passamanerie in oro a definire gli occhielli su cui insistono i bottoni, motivo che viene ripetuto nel grande polsino della manica.
Giacca che segue perfettamente la figura, tagliata con un tessuto prezioso double face come ci lascia intravvedere il risvolto della stessa, rifinita con un raso dorato a ricami di perline.
ricami dorati sottolineano anche l’alto collo; impeccabile la camicia che termina con due piccole puntine.
Anche Checchi si reca nell’Urbe ed anche lui acquisisce quella perfetta padronanza pittorica e disegnativa tipica dei suoi colleghi lucchesi, ma anche del periodo neoclassico.
Siamo arrivati alla fine di questo piccolo viaggio nell’eleganza, dove ho voluto mettere in evidenza quante informazioni possiamo ricavare dalla lettura attenta di un dipinto.
Ed è questo quello che mi prefiggo con questo blog: farVi entrare nei Palazzi, assaporarne tutta la bellezza e parlare di moda: insomma un nuovo modo di vedere l’arte, un modo nuovo che vi permette di viaggiare nei secoli.
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