Nato a Ferrara nel 1842 Giovanni Boldini si trasferisce a Parigi nei primi anni Settanta del XIX secolo diventando il principale ritrattista della Belle Époque
La nascita e la formazione a Ferrara
Giovanni Boldini nasce a Ferrara il 31 dicembre del 1842. E’ l’ottavo dei tredici figli di Benvenuta Caleffi e Antonio Boldini.
Il padre è un conosciuto e affermato pittore nella Ferrara dell’epoca e sarà lui ad impartire i primi insegnamenti al figlio.
A cinque anni Giovanni dipinge già molto bene, mettendo in evidenza le doti di pittore tanto che il padre continua ad incoraggiare la sua passione per l’arte.
I due si recano spesso anche nella pinacoteca di Ferrara dove Giovanni è affascinato dai pittori antichi.
Crescendo inizia a frequentare il salotto della nonna paterna, restando affascinato dall’eleganza degli abiti delle donne che incontrava, cosa che alimenta il suo già innato amore per lo chic.
Nel 1857 esegue un suo autoritratto, nonchè piccoli ritratti di amici con i quali inizia a realizzare i suoi primi guadagni.
In questi anni Giovanni frequenta i salotti e la società bene di Ferrara legandosi a Giulia Passega che, però, col tempo non ricambierà il suo amore.
Giulia è la prima delle tante donne che costellano l’universo di Boldini.
Presto il giovane si rende conto che Ferrara non può dargli molto: decide quindi di trasferirsi a Firenze, città che stava cambiando il modo di fare arte.
Nel 1864 parte per Firenze con l’amico Enea Vendeghini iniziando così un nuovo capitolo della sua lunga storia.
Giovanni Boldini a Firenze: l’incontro con i Macchiaioli Toscani
Arrivato a Firenze entra in contatto con il pittore Michele Gordigiani che lo ospita nel suo studio, gli procura qualche commissione ma, soprattutto, lo introduce presso i Macchiaioli, un gruppo di giovani artisti che in quegli anni stavano cambiando il corso dell’arte.
In particolare, dal 1855, si riunivano all’ interno del Caffè Michelangelo per discutere su come rinnovare la pittura.
Essi escono dagli stereotipi dell’Accademia, portando la Realtà all’interno dell’opera d’arte.
In particolare si recano a dipingere en plain air, studiano la luce reale, e costruiscono il dipinto con piccole pennellate, macchie di colore accostate una vicino all’altra, dove si perdono i dettagli del soggetto.
Cambiano anche i soggetti: la pittura di storia contemporanea, in particolare le guerre d’indipendenza – a cui molti Macchiaioli parteciparono in prima linea – i fatti della vita quotidiana, i paesaggi assolati in cui vige il forte contrasto luce – ombra, diventano i loro soggetti principali.
Ma è soprattutto il ritratto a cambiare e, questo, anche per merito di Boldini.
I soggetti vengono ora rappresentati all’interno del loro ambiente, non più con uno sfondo neutro, ma all’ interno degli eleganti salotti, in cui Boldini con le sue opere ci fa entrare.
Possiamo così ammirare l’arredamento, i dipinti appesi alle pareti, la carta da parati con cui erano arredate le case dell’epoca.
A Firenze, Giovanni Boldini partecipa alle discussioni che si tengono all’interno del celebre Caffè Michelangelo, si lega a personaggi importanti come Marcellin Desboutin, di cui è ospite nella magnifica villa dell’ Ombrellino a Bellosguardo.
Sempre in cerca di mecenati che possano finanziare la sua opera, si lega in particolare a Cristiano Banti, di cui dipinge molti ritratti suoi e della sua famiglia, in particolare della primogenita Alaide a cui si legherà per un certo periodo anche sentimentalmente.
Tramite il pittore Telemaco Signorini conosce Isabella Robinson Falconer che a sua volta lo inserisce nei salotti di importanti famiglie che risiedono a Firenze come la famiglia dei russi Laskaraki e quella di Cornwallis – West.
Ma dopo un pò di tempo capisce che anche la città toscana non può offrirgli di più.
Anima inquieta, sempre alla ricerca di stimoli nuovi, inizia a viaggiare a Londra e a Parigi.
E’ proprio quest’ultima città che lo affascina e lo chiama. Nel 1871, Boldini si stabilisce definitivamente a Parigi.
L’arrivo di Boldini a Parigi
Appena arrivato nella capitale francese, si trova uno studio a Montmartre dove va a vivere con Berthe sua modella e amante.
In quegli anni, a Parigi, il mercato dell’arte era sotto il monopolio del mercante Goupil.
Neanche a dirlo, Boldini cerca di entrare nelle sue grazie, e ci riesce, creando piccoli dipinti zuccherosi, soggetti galanti, in costume del Settecento o Stile Impero, in cui con piccole, vibranti, pennellate, riesce a rendere la brillantezza del taffetà degli abiti, sullo stile del pittore Mariano Fortuny.
G. Boldini, Due signore con pappagallo, 1873 ca. Collezione privata
I colori sono brillanti, smaltati, le stoffe luccicano, i piedini delle modelle calzano scarpine di raso intonate con il colore degli abiti, opere che solleticano sensi e “pruderie”.
In questi primi anni è Berthe, la sua modella – amante ad essere ritratta dal pittore.
In diversi momenti della giornata, la scruta, la osserva: mentre scrive, mentre legge una lettera, mentre si trova al parco, come nello splendido dipinto sulla panchina al Bois, in cui la francesina siede su una panchina, portandosi maliziosamente il dito mignolo in bocca.
Le pennellate definiscono perfettamente il volto della giovane, per frammentarsi successivamente in una miriade di piccoli tocchi di colore con cui l’artista fa esplodere la natura che circonda la giovinetta.
Sono questi gli anni in cui l’artista si esercita anche con la pittura en plein air, recandosi spesso nella campagna francese per studiare come rendere la luce e catturare dal vero gli effetti della natura.
Anche le strade, le piazze, i cavalli sono i soggetti amati dal pittore in questi anni.
D’altronde, non dimentichiamolo, Parigi s’avvia a diventare la capitale della Belle Époque e Giovanni Boldini è sempre più affascinato dalla vita della capitale.
Frequenta gli artisti, legandosi in particolare a Degas, e soprattutto i locali alla moda come il Moulin Rouge, frequenta l’ Opéra, ritraendo in splendide tele questo vortice di mondanità come, per esempio, in En soirée, in cui con una pittura eccitatissima e con rapide sciabolate di colore, ritrae le coppie di ballerini impegnati in una danza frenetica.
Colpi di nero, rosso, bianco, accompagnano le forme sintetiche dei ballerini; essenzialità e dinamismo che sembrano riecheggiare le opere futuriste di Boccioni.
Nel vortice della mondanità: Giovanni Boldini e le donne
Sono anni frenetici, intensi, che lo portano via, via, a diventare il ritrattista prediletto di tutte le più importanti donne dell’epoca.
Boldini viaggia instancabilmente, recandosi anche in America, dove le americane fanno a gara per essere ritratte da lui, tanto che arrivano in massa a Parigi pur di avere un ritratto del peintre italien, come viene ormai chiamato.
Principesse, attrici, cantanti, nessuna si sottrae al fascino magnetico del grande pittore.
Del 1886 e 1888 sono due grandi capolavori eseguiti con la tecnica del pastello: il Ritratto di Giuseppe Verdi in cilindro e il famoso Pastello bianco, che viene premiato con la medaglia d’oro all’ Esposizione Universale di Parigi.
Fasciata nel magnifico abito bianco, Emiliana, dal volto sorridente perfettamente delineato, guarda verso lo spettatore. Boldini padroneggia con sapienza la tecnica del pastello, rendendo la leggerezza, la sottile trasparenza, l’ evanescenza del tulle che copre la parte superiore della gonna. L’eleganza è sottolineata dalla posa, dalle mani intrecciate sul davanti, fasciate da lunghi guanti in raso.
Una splendida sinfonia di bianchi.
Nel frattempo la giovane Berthe è stata sostituita dalla più procace contessa De Rasty – ne parlo nel mio romanzo un soffio di voile – che viene ritratta in numerose pose … anche un pò sconvenienti come, ad esempio, dopo il bagno intenta ad asciugarsi o distesa in pose languide che solleticano i sensi.
Le Divine di Boldini
L’arte di Boldini è in continua ascesa.
Verso la fine del XIX secolo il segno diventa sempre più esplosivo.
Una pittura a “fuoco d’artificio” che immortala donne dalle silhouette flessuose, strette in abiti che fasciano il “vitino da vespa” che amano esibire.
Sì perchè le donne di Boldini si sottopongono anche a diete ferree pur di entrare negli abiti che il pittore sceglie per loro. Boldini diventa, infatti, l’arbitro della moda dell’epoca.
Lui stesso si recava dai grandi stilisti dell’epoca, in primis il celebre Worth, per scegliere gli abiti e gli accessori con cui immortalare le donne che si rivolgevano a lui.
E così con il suo tratto distintivo, con quelle spruzzate furiose di colore, con quelle sciabolate che imprime sulla tela, emergono splendidi capolavori.
Linee dinamiche, che percorrono diverse traiettorie sulla tela che rendono, anche, l’isteria di queste donne che vivono una vita ormai nuova, dinamica, elettrica, di cui diventano, finalmente, protagoniste.
E’ con queste linee dinamiche che crea, per esempio, gli splendidi ritratti della “Divina” Marchesa Casati, dove soprattutto nel Ritratto con penne di pavone, Luisa emerge dalla tela in un vortice di colori e luce, quasi una presenza sovrannaturale proiettata in uno spazio indistinto fatto solo di pennellate velocissime e nervose.
Tutto questo è Boldini. Lusso, sfarzo, mondanità.
Un artista dal talento unico e straordinario che, nelle sue opere presenta uno stile inconfondibile.
I volti sono sempre perfettamente definiti; dove l’artista lascia andare la mano è negli abiti e nello sfondo: progressivamente, al primo stile, calibrato, alle prime stesure a piccole macchie di colore, via via sostituisce un segno dinamico, fatto di sciabolate di colore che lasciano indefinito lo sfondo e certe parti dell’abito.
Le mani, altro suo segno particolare, sono mani dalle dita lunghe, sottili, nervose, che indossano splendidi guanti o anelli che il pittore, insieme a spille, bracciali ed altri accessori alla moda, fa brillare sulla tela.
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