Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino è un pittore del Cinquecento.

Nasce a Monticelli di Firenze il 17 novembre del 1507 e muore all’età di 69 anni a Firenze il 23 novembre del 1572.

Il soprannome, Bronzino, sembra derivi dalla tonalità bronzea dei suoi ritratti o, più verosimilmente, dal colore rosso bronzato dei suoi capelli.

Vissuto tutta la vita a Firenze, dal 1530 è impegnato alla corte dei Medici, sia come ritrattista che come decoratore della cappella di Eleonora di Toledo – sposa del Granduca di Toscana Cosimo I – all’interno di Palazzo Vecchio.

Oltre ai ritratti, Bronzino crea opere con soggetti religiosi e allegorici, tra cui spicca, come un’icona delle sue opere a soggetto profano, l’ Allegoria del Trionfo di Venere, eseguita fra il 1544-45 e oggi conservata alla National Gallery di Londra.

Agnolo Bronzino: la giovinezza

L’artista proviene da una famiglia povera: il padre, Cosimo di Mariano, è un semplice macellaio che cerca di dare un futuro al figlio portandolo a bottega presso un anonimo pittore, da cui impara poco o nulla, ragion per cui si reca presso la bottega di Raffaellino del Garbo che lascia nel 1515 per entrare nella bottega di Pontormo, che influenzerà non poco il suo stile.

Bronzino, San Benedetto penitente, affresco staccato.
Firenze, Badia Fiorentina.

Le prime opere

Tra il 1523 e il 1525 l’artista collabora con il Pontormo alle decorazioni del chiostro della Certosa di Galluzzo e in seguito a quelle della cappella Capponi nella chiesa di Santa Felicita.

Fra le sue prime prove si ricorda soprattutto il San Benedetto Penitente, eseguito nel chiostro della Badia fiorentina, oggi staccato.

Nel corpo nudo di San Benedetto si nota ormai tutta la fisicità possente dello stile dei manieristi di cui Pontormo fu a capo insieme al Rosso Fiorentino.

L’abilità come ritrattista è messa in luce dal ritratto di Guidobaldo, duca di Urbino, eseguito intorno al 1533.

A questo seguirono numerosi ritratti, dipinti fra il 1533-1540 in cui l’artista rivela tutta la sua maturità e il suo ingegno: sicuramente da evidenziare il ritratto di Lucrezia Panciatichi, sposa del ricchissimo Bartolomeo Panciatichi, umanista e uomo politico.

Bronzino: ritratto di Lucrezia Panciatichi

Agnolo Bronzino, Ritratto di Lucrezia Panciatichi, 1545. Firenze, Uffizi.
Agnolo Bronzino, Ritratto di Lucrezia Panciatichi, 1545.
Firenze, Uffizi.

Il ritratto mette in evidenza tutto lo stile aulico, a volte considerato anche freddo, del Bronzino.

Lucrezia è rappresentata seduta; lo sguardo, altero, fissa lo spettatore.

Splendido l’abito, definito da una scollatura quadrata, con un bavero finemente lavorato e impreziosito da due collane, di cui una con ciondolo gioiello che reca la scritta amour dure sans fin, dichiarazione d’amore del marito.

Le maniche sono a sbuffo nella parte superiore, strette in quella inferiore, da cui fuoriesce il polsino ricamato della camicia.

L’abito è composto da un corpino, stretto in vita da una cintura creata con dei pomander all’interno dei quali, a volte, si nascondeva del profumo.

Bronzino e la Famiglia dei Medici

Agnolo Bronzino, Cappella di Eleonora di Toledo, Firenze, Palazzo Vecchio.
Agnolo Bronzino, Cappella di Eleonora di Toledo.
Firenze, Palazzo Vecchio.

Nel 1539 arriva la commissione più prestigiosa per l’artista.

Cosimo I de’ Medici stava infatti rimodernando Palazzo Vecchio, in seguito al suo matrimonio con Eleonora di Toledo.

Il palazzo, scelto come dimora della coppia granducale, viene tutto rimodernato tanto che il Bronzino è incaricato di decorare la cappella privata della granduchessa, lavoro che porta a termine entro il 1545, realizzando gli affreschi della volta, delle pareti e la pala d’altare con la Deposizione.

Diventa così il ritrattista ufficiale di corte, realizzando la celebre serie di ritratti di Cosimo I, dei figli e di Eleonora, destinati alla Tribuna degli Uffizi.

Agnolo Bronzino, Passaggio sul Mar Rosso. Firenze, Palazzo Vecchio.
Bronzino, Passaggio del Mar Rosso. Firenze, Palazzo Vecchio.

Nel 1541 entra nell’Accademia Fiorentina e realizza il passaggio del Mar Rosso in cui evidenzia uno stile pienamente orientato verso il manierismo, con una plasticità delle figure tipica di Michelangelo.

Gli ultimi anni

Nel 1548 si reca a Roma ma nel 1557, in seguito della morte di Pontormo, torna a Firenze e porta a termine gli affreschi del coro della chiesa di San Lorenzo.

Nel 1563 è nominato riformatore dell’Accademia delle Arti del disegno.

Muore a Firenze nel 1572 nella casa del suo allievo Alessandro Allori.

Si racconta che il pittore ebbe relazioni sentimentali sia con il Pontormo che con l’Allori, con cui visse fino alla sua morte.

Bronzino poeta

Il Bronzino fu anche letterato e poeta.

Seguace del petrarchismo e del platonismo, scrive sonetti dedicati alle virtù, più che alla bellezza, di Laura Battiferri, letterata moglie di Ammannati.

Scrive anche capitoli umoristici e salaci, pieni di vita e gioia.

Fu Accademico della Crusca e come tale difese la purezza dell’idioma fiorentino.

Agnolo Bronzino: opere principali

Agnolo Bronzino, Allegoria di Venere e cupido, 1540-1546. Londra, National Gallery
Agnolo Bronzino, Allegoria di Venere e Cupido, 1540-1546.
Londra, National Gallery.

Eseguita fra il 1540-46 su commissione del Granduca di toscana Cosimo I de’ Medici, l’opera è un omaggio del Granduca al re di Francia Francesco I.

Spiccano le forme elegantemente sensuali del corpo di Venere, i nudi ben torniti, tanto che le carni sembrano d’avorio. Splendidi i passaggi di luce e ombra lievemente sfumati che donano plasticità alle figure. I colori sono vivi e squillanti.

L’opera rappresenta la celebrazione dell’amore sensuale.

Al centro una sensualissima Venere è rappresentata nell’atto di baciare cupido, a cui si accompagnano tutta una serie di allegorie dettate, quasi certamente, dalla cultura mitologica dei letterati di corte.

Sulla destra del dipinto notiamo un putto sorridente, rappresentazione della Gioia, pronto a gettare petali di rosa sui due amanti; dietro, scorgiamo una fanciulla, con il corpo di un rettile, con le mani dipinte in posizione invertita: verosimilmente la Frode o l’Inganno che sempre accompagna l’amore carnale.

A sinistra, dietro il corpo di cupido, urla, disperata, la Gelosia, anch’essa sempre presente in un rapporto erotico.

Bellezza e sensualità fanno di quest’opera un’icona dello stile del Bronzino, ben addentrato nei canoni del Manierismo fiorentino.

Agnolo Bronzino: Ritratto di Eleonora di Toledo

Agnolo Bronzino, Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni, 1545. Firenze, Uffizi
Agnolo Bronzino, Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni, 1545.
Firenze, Uffizi.

I ritratti della famiglia Medici del Bronzino hanno uno stile inconfondibile. E’ maestro nel rendere alla perfezione le stoffe, i decori degli abiti, i gioielli, le acconciature ma, soprattutto, l’eleganza e la compostezza dei membri della famiglia Medici.

Come nel ritratto della Panciatichi, spicca la severa rotondità del volto, definito da un leggero trapasso di luce e ombra ma, come sempre nelle sue opere, l’attenzione è catalizzata dallo splendido abito, definito perfettamente nella resa della decorazione e nei particolari del taglio.

L’opera, eseguita durante un soggiorno nella villa medicea di Poggio a Caiano, ritrae Eleonora di Toledo con uno degli undici figli, forse Giovanni.

Giovanni, accanto alla madre, fissa lo spettatore; una manina è appoggiata sul prezioso vestito della mamma, un gesto sinonimo di tenerezza e di legame fra i due amplificato dal gesto di Eleonora che tiene il braccio dietro il capo del figlio.

Bronzino rappresenta perfettamente lo stato d’animo di Eleonora: una posa impeccabile, il volto un pò distaccato. D’altronde non poteva essere che cosi: educata nel rispetto della rigida etichetta castigliana, non può mostrare in pubblico nessun turbamento; il ritratto è pubblico, una vera e propria immagine di stato per cui la compostezza è d’obbligo.

Il dipinto presenta dei toni scuri, impostati sulla gamma del blu e dell’oro. Lo sfondo, di un blu sfumato, rappresenta il cielo plumbeo su cui in lontananza, in basso, si scorge la tenuta medicea di Prato.

Agnolo Bronzino: Ritratto di Bia de’ Medici

Agnolo Bronzino, Ritratto di Bia dè Medici, 1542. Firenze, Uffizi
Agnolo Bronzino, Ritratto di Bia de’ Medici, 1542.
Firenze, Uffizi.

La piccola Bia (Bianca) è la figlia naturale del giovane Cosimo, futuro Granduca di Toscana. La madre è ignota.

Cosimo è affezionatissimo alla piccola, sua prediletta, tanto che la porta sempre con sè. Fu proprio durante uno dei numerosi viaggi che la piccola viene colta da una forte febbre che la conduce alla morte a soli sei anni.

L’artista rappresenta Bia seduta su un’elegante sedia, le piccole labbra accennano un vago sorriso, i capelli di un bel colore biondo-castano, sono tagliati sotto le orecchie e pettinati ai lati con due piccole treccine. Oltre a degli splendidi orecchini pendenti a goccia, indossa un girocollo in perle e una catena con un medaglione su cui è inciso il profilo del padre Cosimo.

Splendido l’abito di seta bianca con scollatura quadrata impreziosita da pizzi; altrettanto importanti sono le maniche strette decorate ai polsi da passamanerie grigie; in alto la ricca arricciatura nasconde i lacci con cui le maniche, solitamente, si attaccano ai corpini. Il pennello del Bronzino indugia nel gioco di luci e ombre e nei trapassi chiaroscurali che rendono il gioco serico delle pieghe della stoffa.

La piccola, forse, si è stancata di posare: con la manina sta giocherellando con la cintura a catena che le cinge la vita: l’artista ci mostra questo dettaglio per conferire all’opera quel tratto di genuinità tipica dei bambini che, pur appartenendo alle nobili famiglie, nell’animo e negli atteggiamenti, sono bambini teneri come tutti gli altri.

Agnolo Bronzino: Ritratto del piccolo Giovanni de’ Medici

Agnolo Bronzino, Ritratto di Giovanni de’ Medici, 1544-1545.
Firenze, Galleria degli Uffizi.

Giovanni de’ Medici è il secondogenito Cosimo ed Eleonora. Fin da piccolo fu destinato alla carriera ecclesiastica. Viene nominato cardinale da papa Pio IV e, successivamente, amministratore dell’arcidiocesi di Pisa. Qui contrae la malaria che lo conduce a morte prematura a soli 19 anni.

Come la sorella Bianca è ritratto a mezzo busto, indossa un vestitino costituito da un farsetto imbottito e strette calze, il tutto di colore rosso, riferimento al suo destino nel mondo ecclesiastico.

Piccoli riccioli biondi incorniciano il volto paffuto e sorridente; con la manina destra tiene in mano il cardellino, simbolo religioso, mentre i pendenti di corallo rosso sono il simbolo della sua prematura scomparsa.

Gli abiti presentano lo stesso taglio della moda degli adulti: la moda prettamente infantile nascerà, infatti, solo nel Novecento. Fino a quel momento i bambini vestivano come gli adulti, pensate che difficoltà incontravano anche per giocare semplicemente a rincorrersi!

Come sempre Bronzino indugia nei particolari, definendo alla perfezione i dettagli dei ricami dorati: vera e propria pubblicità per Cosimo che, in quegli anni, stava rilanciando le seterie fiorentine.

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