Macchiaioli e Impressionisti, due movimenti artistici che hanno rivoluzionato la storia dell’arte nella seconda metà del XIX secolo: scopriamo insieme le analogie e le differenze di questi grandi artisti.

Fortunatamente negli ultimi anni I Macchiaioli sono stati fortemente rivalutati ma, penso, gli Impressionisti sono ancora considerati un passo avanti rispetto ai Macchiaioli.

Con questo articolo metto a confronto Macchiaioli e Impressionisti non solo per scoprirne le analogie e le differenze ma, soprattutto, per fare chiarezza su come i Macchiaioli hanno iniziato, con vent’anni di anticipo rispetto agli Impressionisti, a svecchiare i moduli dell’arte accademica.

Verso il Realismo

Diciamo subito che entrambi i movimenti muovono da un concetto comune: svecchiare i moduli stereotipati dell’insegnamento dell’Accademia di Belle Arti, come?

  • Uscendo dall’ Accademia per andare a studiare la luce naturale, reale, a fronte di quella artificiale delle aule dell’Accademia
  • Nuovi soggetti: non più solo la pittura religiosa, mitologica e il ritratto austero, ma la realtà deve entrare nell’opera d’arte
  • Nuova tecnica pittorica, ovvero nuova pennellata: a macchia per i Macchiaioli, a virgola per gli Impressionisti
  • Nuovo concetto di chiaroscuro: non più quello modulato che trascolora lentamente, ma passaggi di colore netti, luce e ombra per i Macchiaioli, ombre colorate per gli Impressionisti
  • Nascita della fotografia
  • Nuove scoperte scientifiche, come la nascita dei tubetti di colori, come ho già evidenziato nell’articolo Impressionisti in Normandia

Diciamo subito che gli artisti sono sempre figli del loro tempo e che i cambiamenti nel modo di dipingere risentono di cambiamenti che vanno al di là del campo puramente artistico.

Un esempio? Nuovi soggetti appaiono anche in letteratura: il Realismo in letteratura porta all’interno delle pagine dei romanzi gli umili, i poveri, i disagiati che, prima, non erano assolutamente menzionati se non a corredo dei protagonisti principali.

Qualche esempio? I Miserabili di Hugo, a Flaubert, in Francia, mentre in Italia a Giovanni Verga, capostipite del Verismo.

Anche il contesto storico gioca un ruolo fondamentale: pensiamo, per quanto concerne i Macchiaioli, alle guerre di Indipendenza che si rincorrono in Italia a partire dal 1848: molti Macchiaioli parteciparono alle stesse ed è stata, quindi, quasi una naturale conseguenza che leguerre siano entrate all’interno dei loro dipinti sostituendo, un pò per volta, i soggetti di storia antica, fortemente voluti dall’accademia.

Macchiaioli e Impressionisti: lo studio della luce reale

La Scuola di Resina e di Posillipo e la Foresta di Fontainebleau

Nell’ambito della volontà del rinnovamento della pittura, ha certamente giocato un ruolo chiave la volontà degli artisti di recarsi a dipingere all’aperto, quanto meno per studiare la reale concezione della luce.

Attenzione al concetto di plein air: sia i Macchiaioli che i primi pittori francesi che iniziano a frequentare la foresta di Fontainebleau non dipingono tutta l’opera en plein air ma, all’aperto, studiano la composizione, la luce, il colore e l’opera viene poi creata in atelier.

Monet, Pissarro e Sisley sono i più radicali nel dipingere en plein air con i loro cavalletti: per gli altri si tratta di una fase di studio a cui segue la creazione dell’opera in atelier.

In Italia abbiamo rispettivamente la Scuola di Posillipo, che nasce grazie ad artisti quali Antoon Pitloo e Giacinto Gigante, che rappresenta un momento importante per la nuova presa di contatto con la realtà; ad essa si accostano anche Filippo Palizzi e Domenico Morelli, anche se alla fine quest’ultimo preferisce seguire la strada del quadro storico di ascendenza romantica, esulando dal filone verista.

Alla Scuola di Resina aderisce invece Giuseppe De Nittis: quest’ultimo si recò anche a Firenze e successivamente a Parigi, dove rimane fino alla morte, rappresentando scene di vita parigina.

Macchiaioli e Impressionisti: Pitloo è stato un esponente della Scuola di Resina
A. Pitloo, Riviera di Chiaia, 1820. Sorrento, Museo Correale.
Pitloo nelle sue opere riesce a cogliere i valori atmosferici della natura,
con una pennellata personale, rapida e a macchie luminose.

Rousseau, La quercia, 1852. Parigi, Louvre.

Parallelamente in Francia, intorno al 1830 un gruppo di artisti, quali Rousseau, Constant Troyon, Charles Daubigny si recano a dipingere nella Foresta di Fontainebleau, per studiare la natura e riportare nelle loro opere i sentimenti che essi provano di fronte alla maestosità della stessa.

Lo studio dei barbizoner è un’antecedente fondamentale verso la via del Realismo.

Macchiaioli e impressionisti: il 1855 una data fondamentale

Le date sono importanti.

Mentre in Italia, nel 1855, i futuri Macchiaioli si riuniscono già all’interno del Caffè Michelangelo a Firenze discutendo su come rinnovare la pittura, a Parigi, Courbet, dipinge l’Atelier del Pittore, opera che venne rifiutata dalla giuria del Salon, tanto che l’artista decise di aprire il Pavillon du Realisme, per organizzarsi una sua mostra personale.

In Francia siamo ancora lontani dal nascere dell’Impressionismo.

Nell’estate del 1855, inoltre, Altamura e De Tivoli si recano a Parigi per visitare l’Esposizione Universale.

Al ritorno raccontano agli amici del Michelangelo del particolare tipo di pittura che hanno visto in Francia: opere realizzate con una pennellata mossa, ariosa, basata su rapporti innovativi di luce e colore che risolve sul piano dell’emozione la verosimiglianza della scena.

Altamura inizia a parlare anche del ton gris e dell’utilizzo dello specchio nero utilizzato da Decamps per decolorare il variopinto aspetto della natura e che permetteva di afferrare le tonalità di chiaroscuro, la macchia.

Macchiaioli e Impressionisti, Courbet apre la via dell'Impressionismo
G. Courbet, L’Atelier del pittore, 1853-1855. Parigi, Musée d’Orsay. In quest’opera Courbet rese noti i principi della propria arte, del Realismo.
G. Courbet, Padiglione del Realismo, 1855.
A. Cecioni, Il Caffè Michelangelo, 1867. Collezione privata.
L’acquerello di Cecioni rappresenta la famosa sala verde
all’interno del Caffè Michelangelo a Firenze.
Macchiaioli e Impressionisti: I Macchiaioli iniziano ad utilizzare nelle loro opere lo specchio nero per accentuare il chiaroscuro.
Lo specchio nero usato da Decamp per decolorare l’aspetto della natura.
I Macchiaioli ne furono entusiasti, in quanto mette perfettamente in risalto
il chiaroscuro, permettendo di afferrare le zone di luce e di ombra.

Verso l’Impressionismo: il Salon des Refuses del 1863 a Parigi

Nel 1857 Courbet espone Le Signorine sulle rive della Senna: inutile dire che l’opera fece scandalo.

Non si erano ancora mai viste, infatti, due ragazze riposare semisvestite per il caldo sulle rive della Senna.

Anche lo sguardo languido delle due che ammiccano verso un qualcuno che noi non vediamo (o un invito esplicito verso lo spettatore che guarda l’opera), fece ovviamente scalpore; ma tant’è la via del Realismo è ormai aperta.

Scandalo per scandalo si arriva al 1863 (ricordiamo che nel 1857 Millet espone L’Angelus, in cui dei semplici contadini che fermano il lavoro per recitare la preghiera, diventano ora il soggetto principale dell’opera), anno in cui Manet espone le Déjeuner sur l’herbe, con il quale scoppia un vero e proprio scandalo: l’imperatore Napoleone III prende a frustate l’opera, il Salon rifiuta più di trecento opere, tanto che Napoleone III stesso è costretto ad aprire il Salon des Refuses: ai Refuses espongono, fra gli altri, Monet, Pissarro e Whistler… inutile dire che tutti fanno molto discutere!!

Courbet, Le signorine sulle rive della Senna, 1857. Parigi, Museo del Petit Palais
Macchiaioli e Impressionisti, Manet Dejeuner
E. Manet, Dejéuner sur l’herbe, 1863. Parigi, Musée D’Orsay
Quello che fece scandalo nel dipinto non fu tanto il nudo di donna … pensiamo a quanti nudi, per soggetti mitologici, abbiamo incontrato nei secoli di storia dell’arte … Piuttosto fece scalpore l’accostamento dei colori, giustapposti uno vicino all’altro, e la nuova pennellata che ormai aveva abbandonato completamente i dettami dell’Accademia
Le Palais de l’Industrie, sede del Salon des Refusés

I luoghi di ritrovo

Come abbiamo visto per i Macchiaioli, anche gli Impressionisti si riunivano, di sera quando ormai non poteva più dipingere, all’interno dei Caffè luoghi, come in Italia, dove si discuteva di arte, letteratura, storia…

I nostri Macchiaioli e Impressionisti discutevano su come rinnovare la pittura, sui nuovi soggetti e le nuove tecniche per realizzare le opere d’arte.

Gli Impressionisti, in particolare, si riuniscono all’inizio al Caffè Guerbois e, in seguito, al Caffè de la Nouvelle Athènes: personaggio centrale è Manet, a cui si affiancano Pissarro, Monet, Degas, Renoir.

Inizialmente, il primo gruppo dei pittori Impressionisti si chiamò il Gruppo di Batignolles dal nome del quartiere parigino dove si trovava il Guerbois.

Macchiaioli e Impressionisti: il Caffè Guerbois primo luogo di ritrovo dei pittori
Manet, Al Caffè Guerbois, 1863
Macchiaioli e Impressionisti: il lugo di ritrovo degli Impressionisti
Il Caffè de la Nouvelle Athènes in una cartolina d’epoca

L’origine del nome

Sull’origine del nome, come per i luoghi di ritrovo degli artisti, abbiamo la stessa analogia: entrambi i termini vengono utilizzati in modo spregiativo da due giornalisti che non capirono la portata innovativa delle nuove tecniche.

In Italia, per i Macchiaioli, è un giornalista della Gazzetta del Popolo che, in occasione della Promotrice Fiorentina del 1861, utilizza il termine Macchia, da cui Macchiaioli, per indicare i dipinti di questi artisti realizzati tramite l’accostamento di macchie di colore: i dipinti sembravano per lo più bozzetti, non opere terminate.

Cosa mancava?

Tutto: non c’erano più i particolari ben definiti, i volti ben delineati, il chiaroscuro accademico che trascolorava lentamente dando rotondità alle figure.

Sulla Gazzetta del Popolo di Firenze appare per la prima volta il termine Macchiaiolo usato in senso spregiativo.

Analogamente, a Parigi, è un altro giornalista e critico d’arte, Louis Leroy che, a proposito del dipinto di Monet, Impression Soleil Levant del 1872, definisce l’opera…un’impressione, perchè non ci capiva nulla, non vedeva nulla di compiuto, se non semplicemente … un’ impressione

Macchiaioli e impressionisti, l'opera di Monet che ha dato origine al termine impressionismo.
Monet, Impression, Soleil Levant, 1872. Parigi, Musée Marmottan

Macchiaioli e Impressionisti: la pennellata dei Macchiaioli

Se fino a questo momento abbiamo trovato sostanzialmente delle analogie fra i due movimenti, ora entriamo nel campo delle differenze.

La pennellata dei Macchiaioli è definita sia da piccole zone piatte di colore, che da campiture più estese, sempre piatte, che quasi come un mosaico, definiscono l’opera.

Ai Macchiaioli interessava molto lo stacco netto fra la luce e l’ombra: il massimo chiaro, contrapposto al massimo scuro.

Macchiaioli e Impressionisti: Banti utilizza una pennellata a piccoli colpi
C. Banti, Torquato Tasso ed Eleonora d’Este, 1858. Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci-Oddi. Il dipinto mostra chiaramente la pennellata adottata da Cristiano Banti: una pennellata minuta, fratta, che costruisce l’immagine, dove si perdono i dettagli dei volti e dei panneggi degli abiti. Nel dipinto viene esaltato il massimo chiaro e il massimo scuro.
Macchiaioli e impressionisti: Fattori riempie zone più ampie di colore.
G. Fattori, La Rotonda Palmieri, 1866. Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti. L’artista realizza il dipinto per masse compatte di colore, tanto che l’opera sembra quasi un mosaico di colori accostati uno vicino all’altro.
La Rotonda Palmieri, part.
Il dettaglio mette bene in evidenza la sintesi luce-colore operata da Fattori.
La sua pennellata riempie zone più ampie rispetto alle taches di colore usate da Banti. E’ evidente l’assenza di qualsiasi particolare.
Macchiaioli e Impressionisti: Sernesi, Tetti al Sole: la forma della Macchia è sempre compatta
Sernesi, Tetti al sole, 1860. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
La forma della Macchia è sempre compatta, mai sfaldata come quella degli Impressionisti.

Macchiaioli e Impressionisti: la pennellata degli Impressionisti

La pennellata degli Impressionisti è completamente diversa.

E’ fratta, a virgole, con tratti più o meno lunghi, una pennellata veloce.

Gli artisti usano questo tipo di pennellata per catturare le impressioni e per registrarle rapidamente sulla tela; serviva a catturare l’attimo e le variazioni di luce.

Pensiamo alla serie della Cattedrale di Rouen di Monet: l’artista affronta lo stesso soggetto in diverse ore del giorno, in modo da rendere le differenze di luce nel corso della giornata.

Ai Macchiaioli, invece, non interessa questo tipo di ricerca.

Il loro è uno studio più lento e meditato sulla luce che colpisce la forma, a loro non interessa rendere la fugacità dell’impressione, per questo la loro forma è sempre solida e compatta.

Macchiaioli e Impressionisti: Monet regate ad Argeteuil: l'opera mostra la pennellata a virgole di colre degli Impressionisti
Monet, Regata ad Argenteuil, 1872. Parigi, Jeu de Paume
Nel rendere il riflesso delle vele o delle case sull’acqua,
Monet adotta una stesura pittorica definita da larghe,
rapide e staccate pennellata in modo da rendere la forma
fratta dell’oggetto nel riflesso dell’acqua.
Fattori, La punta del romito con barca di pescatori, 1866. Viareggio, Istituto Matteucci.
La stesura pittorica di Fattori è smaltata, e il riflesso della barca sull’acqua è reso con piccole, delicate, pennellate.

Macchiaioli e Impressionisti, La cattedrale di rouen di Monet mostra l'interesse degli Impressionisti nel catturare la luce
Monet, La cattedrale di Rouen, pieno sole, 1894. Parigi, Musée d’Orsay
Diversi studi sulla Cattedrale di Rouen, per rendere la luce in
differenti momenti della giornata.

I soggetti nella pittura dei Macchiaioli

Nelle loro opere i Macchiaioli rappresentano scene di vita quotidiana, contadini, e le guerre di Indipendenza a cui molti, soprattutto nella seconda del ’59, hanno partecipato.

I soggetti, semplici, sono rappresentati con un tono lirico e poetico.

Non c’è enfasi nella rappresentazione.

Nei soggetti di storia contemporanea, complice il concorso indetto da Ricasoli nel 1859 in cui si invitavano gli artisti a raccontare episodi delle guerre di Indipendenza, gli artisti raccontano gli avvenimenti storici così come li hanno visti e vissuti.

Nelle grandi tele, un tempo dedicate ai soggetti di storia antica, appaiono ora contadine che lavorano nei campi, a cui viene data pari dignità dei soggetti mitologici.

E questo fece scandalo. Una contadina al posto dei personaggi mitologici in una tela di grande formato? Scandalo!

Macchiaioli e Impressionisti: Le macchiaioli di Fattori fecero scandalo!
G. Fattori, Le Macchiaiole (Adiacenze livornesi presso Antignano), 1865. Collezione privata.
Scrive l’artista: Le boscaiole vennero fuori all’epoca della macchia per far guerra agli accademici e agli storici …

A. Puccinelli, Passeggiata al muro torto, 1852. Viareggio, Istituto Matteucci.
Esempio precoce della tecnica della Macchia, utilizzata per rendere un soggetto di vita quotidiana.
Macchiaioli e Impressionisti: Il Merciaio di La Spezia rappresenta un soggetto di vita quotidiana
T. Signorini, Il merciaio di La Spezia, 1859. Collezione privata.
S. Lega, Un dopopranzo, (Il pergolato), 1868. Milano, Pinacoteca di Brera.

I soggetti degli Impressionisti

Anche gli Impressionisti rappresentano temi tratti dalla vita di tutti i giorni ma, a differenza dei Macchiaioli, i temi sono più frivoli e mondani.

Difficilmente trattano, per esempio, i temi della vita dei campi, la fatica del contadino (Van Gogh è un caso a parte), ma ci raccontano la Joie de Vivre, la vita allegra e spensierata della Francia della seconda metà dell’Ottocento.

Il ballo, il divertimento, il dejeuner sur l’herbe, giardini, fiori, regate, sono i loro temi prediletti.

Negli Impressionisti non troviamo il tema della guerra, anche perchè in Francia il contesto storico è differente.

Spesso dipingono en plein air, o in mezzo all’acqua quando vogliono studiare il riflesso della luce su questa (famosi i bateau lavoir di Monet).

Tavolozza alla mano, guardano il soggetto da rappresentare e con tocchi veloci, accostando i colori direttamente sulla tela e non mescolandoli prima sulla tavolozza, creano il dipinto

Macchiaioli e Impressionisti: Manet, Monet che dipinge sulla sua barca mostra come gli Impressionisti amassero la pittura en plein air.
Manet, Monet che dipinge sulla sua barca, 1874. Monaco, Neue Pinakothek
Impressionisti e Macchiaioli, Le Dejeuner di Monet tratta un soggetto di vita quotidiana
Monet, Le déjeuner, 1873-1874. Parigi, Musée d’Orsay

I Macchiaioli studiano all’aria aperta e prendono appunti, i famosi bozzetti realizzati nei loro taccuini o persino sui coperchi delle scatole dei sigari, ma il dipinto è successivamente eseguito in atelier.

Monet, Camille alla finestra, Argenteuil, 1873. Virginia, Museum of Fine Arts.

Macchiaioli e Impressionisti, signorini nel dipinto riporta un episodio della seconda guerra di indipendenza
T. Signorini, L’artiglieria toscana a Montechiaro, 1860. Collezione privata.
L’opera è stata creata da Signorini dopo numerosi studi preparatori eseguiti in Lombardia sui luoghi della seconda guerra d’indipendenza. .
Macchiaioli e Impressionisti, gli Impressionisti non trattano il tema della guerra come i Macchiaioli.
Monet, La Rue Montorgueil à Paris.
Fete du 30 Juin 1878, 1878. Parigi, Musée d’Orsay.Il dipinto di Monet intende celebrare la Festa Nazionale Francese che si tiene ogni anno il 14 luglio. Il 30 giungo 1878 il governo francese istituì la prima celebrazione della pace e del lavoro nel contesto dell’Esposizione Universale del 1878, anno che segna la ripresa della Francia dopo la sconfitta della guerra franco-prussiana.

Dettaglio del dipinto di Monet: osserviamo come non esiste nè forma, nè contorno: edifici, tetti, finestre, persone, bandiere… sono soltanto virgole di colore che definiscono lo spazio e creano il movimento. I tre colori, rosso, bianco e blu si mescolano con un ritmo gioioso. I colori sono luce colorata che vibra nell’aria.

Gli Impressionisti e la luce

Per gli Impressionisti non esiste il colore nero: le ombre sono colorate e i colori si riflettono l’un l’altro, non sono a zone nette come nei Macchiaioli.

I Macchiaioli non fanno uno studio scientifico sulla luce, gli Impressionisti si e registrano il variare della luce anche durante le diverse ore della giornata.

Nei Macchiaioli abbiamo un forte uso del disegno, con cui prendono appunti anche sulla luce, e il risultato è sempre di forte sintesi luce-colore, negli Impressionisti no, l’uso del disegno è quasi marginale.

Gli Impressionisti dissolvono la forma nella luce, cogliendo la fugacità dell’attimo; i Macchiaioli invece usano colori strutturalmente più fermi e costruttivi che evidenziano la sostanza delle cose con un forte contrasto chiaroscurale.

Renoir, Bal du Moulin de la Galette, 1876. Parigi, Musée d’Orsay
Macchiaioli e Impressionisti: il dipinto di Renoir mostra beene gli effetti di luce sull'opera
I dipinti di Renoir rappresentano un
effetto quasi sfuocato, questo perchè
i colori nelle sue opere si influenzano
a vicenda: il riflesso del colore vicino
diventa l’ombra di quello accanto.
L’effetto è quello di un pulviscolo luminoso,
di una luce guizzante che circola in tutto il dipinto.

Signorini, L’inverno, 1861. Collezione privata
Macchiaioli e Impressionisti: nell'opera di sisley si vede bene il trattamento dell'ombra
Sisley, Effetto di neve a Louveciennes, 1874. Collezione privata.

Nei dipinti di Signorini e Sisley è chiara la differente trattazione delle ombre.

In Sisley l’ombra è di colore blu e lo stesso colore viene utilizzato in diversi punti dell’opera per rendere il riflesso dei colori azzurri sulla neve bianca.

In Signorini è netto il contrasto luce-ombra, dove queste ultime sono realizzate con una scala tonale molto scura con il nero utilizzato in alcuni punti.

Per concludere…

Siamo arrivati alla fine di questo articolo, è il momento, quindi, di trarre alcune conclusioni.

Fermo restando che i Macchiaioli iniziano quasi vent’anni prima degli Impressionisti (se prendiamo come momento di avvio per questi ultimi la data della prima mostra Impressionista del 1874, anche se già dagli anni Sessanta Manet e Monet sono già all’opera), gli impressionisti piacciono molto più dei colleghi italiani.

Perchè?

Forse perchè gli Impressionisti sono più gioiosi: i loro dipinti, con l’esplosione dei colori, ti trascinano in quella Joie de Vivre tipicamente francese.

In Italia c’era tutt’altra cultura, le guerre di indipendenza, la vita semplice, dettata dalla quotidianità, da costumi e modi di vivere dettati dalla semplicità.

I Macchiaioli con la loro pittura solida, meditata, pacata e lirica, non ci trasmettono la gioia del divertimento e della spensieratezza, ma la vita quotidiana scandita dal ritmo del lavoro dei campi, delle semplici passeggiate, del ritrovarsi in famiglia un dopopranzo a bere il caffè.

Due mondi opposti, agli antipodi.

Allora possiamo dire che è una questione di scelte, della vita che si ama di più.

Personalmente mi identifico con i valori e la vita quieta e silenziosa dei Macchiaioli, e voi?

Scrivetemelo nei commenti!

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *