Firenze al tempo di Dante è una città in piena espansione. Tuttavia le differenze di classe erano ben note. Oggi scopriremo le abitazioni delle diverse classi sociali.
Dante Alighieri nasce nell’antica Florentia nel 1265. In quell’epoca la città è attraversata dalle storiche lotte fra guelfi e ghibellini.
Nonostante tutto, la città è in piena espansione economica.
Nel 1250 viene coniato il fiorino, punto di partenza per il boom economico, che la farà diventare una delle più importanti città dedite al commercio.
Si registra anche una crescita demografica importante tanto che verso la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV la città raggiunge quasi i centomila abitanti, molto vicino alle sue rivali: Pisa, Genova e Venezia.
Come si viveva nella metropoli toscana nel Trecento? Facciamo un viaggio indietro nei secoli e andiamo a scoprirlo!
Firenze: le abitazioni dei poveri
Le abitazioni erano differenti a seconda del ceto sociale. I poveri abitano in piccole case, spesso con una sola stanza, dove si trovano il focolare, pochi attrezzi per la cucina e il pagliericcio gettato su un angolo, dove si dorme. La casa dei più poveri era spesso addossata alla cinta muraria della città oppure a ridosso delle rovine di un palazzo feudale distrutto dalle guerre.
Costruita in mattoni, ma più spesso in legno, è facile preda degli incendi; talvolta il tetto è coperto di stoppia. Raramente abbiamo case per i poveri a due piani. Spesso queste abitazioni sono senza cantina e senza fondamenta.
I più “fortunati”, al posto di un unico vano ne hanno due, la cucina e la camera. Quest’ultima diventa la stanza nobile dove si riceve qualche ospite ma, soprattutto, dove si raccolgono i pochi mobili che la famiglia possiede: il letto e il cassone.
La cucina è posta in un angolo, ed è molto rudimentale: pochi attrezzi, il focolare posto al centro, un pò sopraelevato; in un angolo si trova l’acquaio. In una nicchia nel muro si trovano pochi utensili domestici.
Spesso queste povere abitazioni hanno un’unica apertura che, al piano terra, coincide con la porta d’ingresso, mentre nei piani superiori è la finestra stessa. Le finestre sono senza vetri e con semplici scuri in legno che vengono chiusi per non fare passare la luce. Nell’epoca di Dante, infatti, non ci sono i vetri, si usano le impannate, tele trasparenti, immerse nell’olio o nella trementina, che lasciano passare la luce e trattengono, come possono, il caldo e il freddo. Il suolo è fatto di tavole, qualche volta di mattoni, mentre il soffitto è costituito da travi larghe o strette che incrociandosi formano dei cassoni.
Le case-torri a Firenze al tempo di Dante
Firenze in epoca medievale conta 150 torri: dovete immaginate una città, con le sue mura, da cui si vedono svettare tante torri come se fossero grattacieli: per averne un’idea precisa pensate a San Giminiano!
Simbolo di potenza e difesa di un clan familiare contro gli attacchi dei nemici, la casa-torre diventa un luogo di rifugio e di riunione del clan, più famiglie che si riunivano all’interno di consorterie.
Essa risponde però anche ad un’esigenza urbana dell’epoca: le strade erano strette, lo spazio era poco, per questo si sfruttavano le costruzioni in altezza: pensate che alcune torri raggiunsero l’altezza di circa 70 mt. Nel 1250 venne votata una legge in cui si decise lo scapitozzamento delle torri più alte: vennero tutte livellate ad un’altezza di 50 braccia, circa 29 mt.
Spesso la casa-torre si apriva a piano terra su una o due logge. Nei diversi piani presentava solamente una o due aperture. Costruita in pietra, talvolta comunicava con la torre vicina per mezzo di un ballatoio o una passerella in legno.
Solitamente la casa-torre prendeva il nome dalla famiglia che risiedeva al suo interno. Essa era costituita da un magazzino o dispensa posta nei sotterrai (se erano presenti), una stanza per piano e, in alto, la cucina: questa era sempre situata all’ultimo piano, anche nei palazzi, per ovviare al pericolo degli incendi e, naturalmente, per tenere lontani i cattivi odori dalla mensa dei signori.
Solo le case-torri delle famiglie più ricche avevano un pozzo all’interno e la loggia a pianoterra.
All’esterno sono ancora visibili elementi comuni come per esempio gli anelli per attaccare i cavalli.
Nel corso del secolo molte di queste dimore iniziano a mostrare segni di incuria e degrado tanto che alcune vengono distrutte. Ma il vero colpo basso, che decretò la fine di molte, fu lo sventramento di queste durante il piano di rinnovamento di Firenze capitale nel 1865.
La dimora signorile: il Palazzo
Uno splendido esempio di dimora signorile, anche se posteriore all’epoca di Dante è il Museo della Casa Fiorentina di palazzo Davanzati.
Anche se posteriore ci dà un’idea di come si presentavano i palazzi signorili dell’epoca.
Costruito nella prima metà del XIV secolo per i Davizzi, passa ai Davanzati solo nel XVI secolo. Nell’imponente struttura esterna si notano ancora i ferri (erri) per appendere drappi, oppure le gabbie per gli uccelli; si trovano ancora gli anelli per attaccare i cavalli e i portafiaccole.
Le stanze dei palazzi si trovavano nei diversi piani, raggiungibili dalla scala che si affaccia sul cortile interno. Solitamente le stanze si affacciano sul ballatoio e presentano la stessa tipologia in tutti i piani, dal Salone Madornale, allo studiolo, fino alle camere da letto e, all’ultimo piano, la cucina.
La grande differenza consiste anche nell’arredamento interno e, soprattutto, nelle decorazioni. Le pareti delle sale, infatti, presentano decorazioni ad affresco oppure vengono attaccati arazzi, non solo per decorare gli ambienti ma, più semplicemente, per una funzione pratica: riscaldarli. Infatti i grandi camini presenti all’interno poco potevano fare nella grande vastità di questi.
L’arredamento della sala di rappresentanza
Nonostante sia la sala più importante, l’arredamento è, ancora, abbastanza modesto: al centro è collocata una grande e pesante tavola; delle sedie con schienali e braccioli, spesso si usano le cosiddette savonarole, si trovano anche cassepanche, una o due credenze per il vasellame più prezioso.
Alle pareti si trovano stoffe, tendaggi, talvolta immagini sacre. Sulle sedie sono poste pellicce e stoffe dai colori vivaci.
La camera da letto
E’ in questo ambiente che le differenze fra le diverse classi sociali sono più visibili. Mentre i poveri dormono per terra sopra un sacco o una rozza coperta, in un angolo della sola stanza che possiedono, e i meno poveri dormono su sacchi imbottiti di foglie di mais o di paglia poggiati a terra o su delle tavole di legno, diverso è il discorso per i borghesi e gli aristocratici.
Questi dormono su veri e propri letti con tanto di materasso di crine; le lenzuola sono finemente ricamate. Sopra coperte e piumini li difendono dal freddo.
Inizialmente il letto è posto su una bassa predella e contornato da cassapanche. Solitamente qui trova posto anche il cassone nuziale, preposto a contenere la dote e la biancheria più fine. Splendidamente decorato, (un esempio straordinario è il cassone Adimari), porta intagliate o decorate le armi delle due famiglie che si uniscono in matrimonio.
Il letto è sormontato da un baldacchino e chiuso da tendaggi, anche in questo caso per proteggere dal freddo e … regalare un pò di intimità agli sposi …
In questa stanza la nobildonna si trucca, avvicinandosi a piccoli mobili con specchi finemente incorniciati o servendosi di specchi tenuti a mano intagliati in avorio.
Vicino alla stanza da letto si trova lo studiolo, anch’esso arredato in modo parco, con uno scrittoio, qualche sedia, una cassapanca con spalliera, e un piccolo armadio per custodire libri e documenti del capofamiglia.
La cucina
Come ho già accennato, la cucina si trova sempre all’ultimo piano, anche nei palazzi signorili. Pericoli di incendi e cattivi odori la tengono lontana dalle stanze dove abitualmente vivono i signori.
Al centro della parete troneggia il grande camino, sulla cui mensola spesso è pronto un soffietto per tenere sempre vivo il fuoco.
Al centro del grande camino pende una grossa catena su cui si pone a bollire l’acqua in una grande pentola; sotto, spiedi per cuocere le carni, vicino ai quali troviamo diversi attrezzi per cucinare.
Addossata alla parete la madia dentro cui si conserva la farina, deve essere dotata di piedini per stare sollevata da terra per salvare il contenuto dai … topi!
Fasci di erbe, aromi, spezie varie, sono conservate all’interno di sacchi, in contenitori di terracotta, oppure pendono dal soffitto; sacchi di cereali sono appoggiati alle pareti.
Non può mancare un grande tavolo per lavorare le pietanze, una piattaia in legno per conservare piatti o acquamanili, il tutto arricchito da diverse, piccole, sedie.
Spesso in cucina non si preparano solo le pietanze. Le donne ricamano, lavorano col fuso o col telaio, presenti anch’essi in questo grande ambiente, sicuramente il più caldo del palazzo, ed è per questo che la servitù, spesso e volentieri si raduna qui per lavorare.
Siamo arrivati alla fine di questa prima parte che ci ha introdotto all’interno delle dimore dell’epoca. Ma l’epoca di Dante non si esaurisce certo con questo articolo. Se volete scoprire altri aspetti … seguitemi e vi racconterò molto altro!
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