Fratello del celebre Masaccio, Lo Scheggia si distinse in particolar modo come decoratore di mobili e oggetti d’arredamento.
Giovanni di Ser Giovanni, detto “lo Scheggia”, è stato un pittore rinascimentale fratello del celebre Masaccio. L’artista, il cui nome di battesimo era Vittorio, nacque a Castel San Giovanni, oggi San Giovanni in Valdarno, nel 1406 e morì a Firenze nel 1486. Il padre era un notaio e, fatalità, morì lo stesso anno in cui nacque Vittorio. E’ da quel momento che si decise di cambiare il nome di Vittorio con quello del padre.
La formazione dello Scheggia
Il giovane si formò nella bottega di Bicci di Lorenzo, pittore fiorentino, esponente di una delle principali botteghe fiorentine dell’epoca. Il padre, Lorenzo di Bicci, fu un importante esponente dello stile gotico internazionale.
Ma a Firenze il clima artistico e culturale stava cambiando. Una grande rivoluzione era in atto in tutti i campi del sapere, quello dell’arte compreso. E’ infatti nei primi anni del Quattrocento che entrano in scena Brunelleschi, Donatello e Masaccio, i padri del Rinascimento.
La rivoluzione del Rinascimento
A Firenze nei primi anni del XV secolo si assiste ad una grande rivoluzione: la nascita del Rinascimento.
All’amore per la riscoperta e la lettura dei testi classici, si assiste anche alla nascita della prospettiva.
Non è un caso che essa nasca proprio a Firenze: l’attitudine mentale al calcolo, propria dei fiorentini, grandi banchieri e mercanti, fece sì che, quasi spontaneamente, nascesse in loro la capacità di rappresentare lo spazio, la terza dimensione.
Questa particolarità è più evidente nel campo della pittura, e qui entra in scena il grande Masaccio, il fratello dello Scheggia.
La rivoluzione di Masaccio
Primo pittore del Rinascimento fiorentino, nato a San Giovanni Valdarno nel 1401 anche lui, probabilmente, si formò nella bottega di Bicci di Lorenzo.
Entro il 1418 arriva a Firenze, nel 1422 si iscrive all’Arte dei Medici e Speziali iniziando la sua carriera artistica come pittore.
Il suo grande capolavoro è la decorazione della cappellabrancacci, iniziata nel 1424 da #masolinodapanicale e portata avanti dal solo Masaccio dopo la partenza di Masolino nel 1425.
Inserendosi a pieno nel clima culturale della città, Masaccio inizia una vera e propria rivoluzione nel campo della pittura.
Rilegge l’opera di Giotto, osserva le creazioni scultoree di donatello e l’applicazione della prospettiva da parte di Brunelleschi. Il risultato? Un’innovazione del campo della pittura.
Il tema della decorazione della cappella è quello della historia salutis, la storia della salvezza dell’uomo, dal peccato originale, rappresentato da Adamo ed Eva, fino alle storie di San Pietro, visto come erede diretto di Cristo e fondatore della Chiesa romana.
Nel ciclo pittorico le architetture sono reali, ben impostate nello spazio e, come tali, accolgono persone reali, con una loro corporeità (notate le ombre che si allungano sul terreno) e con i loro sentimenti.
Lo Scheggia nella bottega di Masaccio
Ritorniamo a parlare del nostro artista.
Dopo aver svolto la prima formazione nella bottega di Bicci, lo Scheggia entra in quella del fratello maggiore, Masaccio.
L’influenza dello stile del fratello lo si nota già nelle sue prime opere: le figure sono monumentali, costruite con forti contrasti di luce e ombra che definiscono il volume della figura, come nel Sant’Antonio abate affrescato, insieme a dieci episodi della vita del Santo, nell’oratorio di San Lorenzo a San Giovanni Valdarno; mentre la Vergine conservata all’interno del museo Horne di Firenze, nel forte impianto architettonico, rievoca la Trinità conservata nella chiesa di S. Maria Novella a Firenze.
Nel 1428 Masaccio morì mentre si trovava a Roma a lavorare per il papa Martino V: lo Scheggia fu costretto ad organizzarsi autonomamente, facendo giocoforza a meno dell’appoggio del famoso fratello.
Una fortunata carriera artistica
Nel 1430 si iscrive alla Compagnia di San Luca, mentre tre anni dopo si immatricola nell’arte dei Medici e Speziali, che accoglieva anche i pittori.
Successivamente si unisce all’arte dei Maestri di Pietra e Legname nelle cui matricole è indicato come forzerinaio e dipintore: ed è così che inizia una grande carriera, specializzandosi nel campo della pittura profana per interni domestici.
La caratteristica principale dell’artista sta nella sua specializzazione di pittore di mobili destinati alla casa, come cassoni, forzieri, spalliere, deschi da parto, ritratti anche se non mancano pale d’altare ed affreschi.
Sono opere nelle quali l’artista sceglie di rappresentare soggetti letterari, spesso ispirati al mondo classico, in cui le immagini sono calate nella realtà quotidiana della Firenze dell’epoca: i personaggi indossano i costumi a lui contemporanei, mentre le scene rappresentano squarci della vita quotidiana dell’epoca.
Utilizza molto l’oro, lacche e pigmenti preziosi, tanto che le sue opere acquistano un tono particolare, quasi fiabesco.
Committenti prestigiosi
Grazie a questa specializzazione, lo Scheggia si procurò committenze prestigiose, tra le quali, in più occasioni, quelle della famiglia Medici. In particolare, ricordiamo quella del 1449 quando Piero di Cosimo de’ Medici gli commissionò il desco da parto che doveva celebrare la nascita del futuro figlio Lorenzo il Magnifico.
Piero chiese al pittore di rappresentare, oltre allo stemma di famiglia, il Trionfo della Fama, opera oggi conservata al Metropolitan Museum di New York.
Lorenzo, ormai adulto, continuò a servirsi dell’opera dello Scheggia tanto che gli commissionò i pannelli dipinti della boiserie nel Palazzo Medici, costruito da Michelozzo nell’allora via Larga.
La decorazione è andata perduta, ma gli inventari di palazzo ne ricordano la bellezza e magnificenza: legni intagliati, intarsiati e dipinti, che dovevano anche eternare visivamente la celebre giostra, organizzata da Lorenzo in piazza S. Croce nel 1469.
La fama dell’artista continuò a crescere.
Venne coinvolto nella realizzazione degli armadi intarsiati all’interno della sacrestia delle messe in Santa Maria del Fiore, eseguiti fra il 1436-39. Questo lavoro rappresenta una tappa importante nell’ambito della decorazione ad intarsio ligneo.
Gli intarsi vennero ideati secondo le regole della prospettiva tanto che si è certi che il progetto nacque sotto l’egida del Brunelleschi che, come capomastro della cattedrale, sovrintendeva anche ai lavori delle due sagrestie.
Le opere dello Scheggia sono numerose. Fra tutte bisogna ricordare almeno il cassone adimari e, soprattutto, quelle contenute nello Studiolo del Museo di Palazzo Davanzati a Firenze.
Lo Scheggia a Palazzo Davanzati
Entriamo nel Museo di Palazzo Davanzati, saliamo le scale e dirigiamoci nello studiolo del secondo piano.
Lo studiolo è un ambiente molto elegante ed intimo.
Esso nasce nel corso del Rinascimento come ambiente riservato allo studio e alla contemplazione di opere d’arte.
Lo studiolo di Palazzo Davanzati è arredato come un ambiente rinascimentale.
Il protagonista di quest’ambiente è proprio il nostro Scheggia: iniziando dal Fronte di cassone rappresentante le Storie di Susanna, alla tavola con gli Eroi prescelti dalla Fama fino ai Trionfi, è esemplato lo stile elegante dell’artista: in alcune opere è ancora legato alla tradizione gotica, dalla quale riprende i colori raffinati, eleganti, l’amore per i particolari, la descrizione particolareggiata degli abiti, il tutto accompagnato da squarci straordinari sulla vita quotidiana dell’epoca.
Una lunga carriera
La carriera dello Scheggia fu molto lunga.
Lavorò fino agli ultimi anni della sua vita, tanto che da un documento del 1480 dichiarava di tenere bottega a pigione e di condividerla con il ricamatore Luca di Pietro.
Negli ultimi lavori inizia leggermente ad aprirsi verso la nuova generazione di artisti dell’età di Lorenzo il Magnifico.
Morì nel 1486 a Firenze e venne sepolto, il primo novembre, nella Chiesa di Santa Croce.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!